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- 128 startup italiane innovative contribuiscono agli obiettivi SDGs.
- Il 90% ha tecnologie testate in ambienti industriali.
- Solo un terzo accede a bandi pubblici per sostenibilità.
- Il 64% delle startup ha sede nel Nord Italia.
- 20% delle startup si concentra sul consumo responsabile.
Un recente studio di Cariplo Factory ha messo in luce come 128 startup e PMI innovative italiane, nate dopo il 2015, stiano contribuendo attivamente al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030. Queste realtà imprenditoriali, pur affrontando sfide significative come l’accesso ai finanziamenti, dimostrano un forte orientamento alla sostenibilità e un’elevata capacità di innovazione. Il 90% di queste aziende ha sviluppato tecnologie testate in ambienti industriali rilevanti, l’80% ha partecipato a programmi di accelerazione e oltre il 70% ha ottenuto certificazioni o brevetti.

Geografia e Genere: Un Quadro Dettagliato
La distribuzione geografica di queste startup rivela che il 64% ha sede nel Nord Italia, mentre il 36% si trova nel Centro-Sud. È interessante notare che molte di queste ultime sono state fondate da giovani provenienti dal Centro-Sud che hanno cercato capitali e opportunità al Nord. Per quanto concerne la composizione di genere, il 63% delle squadre è formato esclusivamente da uomini, il 9% da sole donne, e il restante 28% da gruppi misti. Le startup fondate da donne o da team misti sono particolarmente attive sui Goal legati all’impatto sociale, evidenziando come l’inclusione di genere possa favorire una maggiore attenzione alla dimensione sociale dello sviluppo sostenibile.
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Settori di Intervento e Obiettivi Prioritari
Le startup sono attive in una vasta gamma di ambiti, che spaziano dalle tecnologie agricole (agritech) e della salute femminile (femtech) all’intelligenza artificiale applicata alla sanità, dalla ricerca di nuovi materiali all’architettura, dalla cultura alla mobilità urbana e al turismo sostenibile.
I traguardi prioritari per queste imprese sono:
Goal 12 (Consumo e produzione responsabili) – 20%
Goal 3 (Salute e benessere) – 16%
Goal 13 (Lotta al cambiamento climatico) – 13% Goal 9 (Imprese, innovazione e infrastrutture) – 11%
Goal 11 (Città e comunità sostenibili) – 11%
È fondamentale sottolineare che tutte le startup esaminate si dedicano a più obiettivi contemporaneamente.
Al contrario, i Goal meno affrontati sono quelli relativi a povertà, disuguaglianze e pace, probabilmente perché meno agevolmente trasformabili in modelli di business economicamente sostenibili.
Verso un Futuro Sostenibile: Sfide e Opportunità
Nonostante il loro notevole potenziale, solo un terzo delle startup è riuscito ad accedere a bandi pubblici specificamente pensati per l’imprenditoria sostenibile e meno della metà ha instaurato collaborazioni con le istituzioni per il monitoraggio degli SDGs.
Il 70% ha dovuto confrontarsi con un ambiente di mercato sfavorevole, caratterizzato, ad esempio, dalla concentrazione del potere in settori poco inclini all’innovazione o dall’assenza di incentivi per l’impatto ambientale e sociale.
La valutazione dell’impatto, pur non essendo ancora una pratica generalizzata, sta acquisendo un’importanza crescente per attrarre investimenti, rafforzare la reputazione e stabilire partnership strategiche.
Per amplificare il contributo delle startup italiane al raggiungimento degli SDGs, è cruciale agevolare l’accesso a capitali “pazienti”, promuovere sinergie con le istituzioni e integrare la logica dell’impatto nei criteri di selezione e finanziamento.
Innovazione Sostenibile: Un Imperativo per il Futuro
Le startup italiane stanno dimostrando che la sostenibilità non è solo una responsabilità etica, ma anche una straordinaria opportunità di crescita economica e sociale. La loro capacità di sviluppare soluzioni innovative e di affrontare le sfide globali con un approccio orientato all’impatto rappresenta un segnale positivo per il futuro del nostro Paese. Tuttavia, è fondamentale creare un ecosistema favorevole che supporti queste realtà imprenditoriali, facilitando l’accesso ai finanziamenti, promuovendo la collaborazione tra pubblico e privato e incentivando la misurazione e la valutazione dell’impatto sociale e ambientale. Solo così potremo trasformare il loro slancio in una trasformazione sistemica, costruendo un futuro più equo e sostenibile per tutti.
Amici lettori, riflettiamo un attimo. La transizione ecologica non è solo una questione di grandi politiche e accordi internazionali, ma anche di azioni concrete intraprese da piccole realtà innovative. Queste startup, con la loro energia e creatività, ci dimostrano che è possibile coniugare crescita economica e sostenibilità ambientale.
Un concetto base da tenere a mente è quello di economia circolare: un modello economico che mira a ridurre al minimo gli sprechi e a massimizzare il valore delle risorse, attraverso il riuso, la riparazione e il riciclo dei materiali.
A un livello più avanzato, possiamo parlare di valutazione del ciclo di vita (LCA)*, una metodologia che permette di analizzare l’impatto ambientale di un prodotto o servizio lungo tutto il suo ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento. Questo strumento è fondamentale per identificare le aree di miglioramento e per sviluppare soluzioni più sostenibili.
Quindi, la prossima volta che sentite parlare di transizione ecologica, pensate a queste startup italiane e al loro impegno per un futuro migliore. E chiedetevi: cosa posso fare io, nel mio piccolo, per contribuire a questo cambiamento?