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- Oltre 60.000 morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023.
- 36,8 milioni di tonnellate di detriti edili tra ottobre 2023 e dicembre 2024.
- Meno del 3% dell'acqua a Gaza è potabile secondo l'OMS.
- Il 42% dei terreni agricoli sono compromessi dall'offensiva.
- Ogni 12 minuti muore una persona a Gaza.
Una Catastrofe Umanitaria e Ambientale
Oggi, 01/08/2025, alle ore 08:44, la situazione nella Striscia di Gaza si presenta come una delle più gravi crisi umanitarie e ambientali del nostro tempo. La definizione di “genocidio”, secondo la Convenzione delle Nazioni Unite del 1948, sembra trovare una tragica conferma nella deliberata riduzione alla fame della popolazione, una pratica che, se commessa con l’intento di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, può essere considerata genocidaria. La realtà a Gaza non è solo una questione di uccisioni o persecuzioni, ma di un piano sistematico di annientamento collettivo, con l’obiettivo dichiarato di svuotare la regione della sua popolazione.
La crisi attuale, iniziata il 7 ottobre 2023, deve essere inquadrata in un contesto più ampio di oltre settant’anni di regime violento e discriminatorio imposto ai palestinesi. Già nel dicembre 2023, l’UNICEF aveva definito Gaza come il luogo più pericoloso al mondo per i bambini, mentre un rapporto di Oxfam nel gennaio 2024 documentava l’impatto distruttivo senza precedenti di questo conflitto sulla popolazione in un periodo di tempo così breve. Ad oggi, si stimano oltre 60.000 morti nella Striscia, con un numero incalcolabile di dispersi. La popolazione civile è stremata, senza riparo dal caldo soffocante, con temperature che superano i trenta gradi, aggravate dalla distruzione di edifici e alberi che offrivano ombra e refrigerio.
La Devastazione Ambientale: Un Ecocidio Sistematico
Uno studio congiunto delle università di Edimburgo e Oxford, pubblicato il 17 luglio, sottolinea che ogni tentativo di ricostruzione richiede una fine urgente e permanente del genocidio, dell’occupazione militare e dell’assedio di Gaza. Le perdite sono incommensurabili e irrimediabili: vite umane, distruzione di case, siti storici, patrimonio culturale e la devastazione dell’ambiente naturale. Già prima del 2023, meno del 3% dell’acqua a Gaza soddisfaceva gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il consumo umano. Il rapporto “Ecocidio: la deliberata e sistematica distruzione dell’ambiente a Gaza da parte di Israele” dell’ONG palestinese Al Mezan, documenta questa tragica realtà.
La ricerca condotta dalle università di Edimburgo e Oxford calcola che tra ottobre 2023 e dicembre 2024 siano stati generati circa *36,8 milioni di tonnellate metriche di detriti edili*, una quantità equivalente a 3680 Tour Eiffel. La rimozione di questi detriti richiederebbe oltre 2,1 milioni di viaggi con camion, per un totale di 29,5 milioni di chilometri percorsi, generando circa 65.642,40 tonnellate di CO2 equivalente. L’impossibilità per i palestinesi di accedere a macchinari pesanti ritarda ulteriormente le operazioni di rimozione e trattamento dei detriti, con gravi impatti sulla salute a causa dello smaltimento di un tale volume di rifiuti in una zona densamente popolata. Le polveri, gli inquinanti atmosferici e il rumore causati dal movimento dei camion aggravano ulteriormente la situazione. La distruzione della rete stradale preesistente complica ulteriormente le operazioni, aumentando i rischi ambientali e sanitari dovuti alle tossine.
La guerra è intrinsecamente incompatibile con la cura dell’ambiente. A Gaza, si stima che una persona muoia ogni 12 minuti, con luglio che ha registrato il più alto numero di vittime da gennaio 2024, con una media di 119 palestinesi uccisi ogni giorno. La distruzione deliberata di ecosistemi naturali come arma di guerra, definita “ecocidio”, si manifesta nella distruzione delle piantagioni di ulivo, nella contaminazione delle riserve idriche e nell’inaridimento dei terreni agricoli. L’eccessivo raggruppamento di un gran numero di persone in aree ristrette ha provocato un consumo idrico sproporzionato da riserve limitate, accentuandone la salinità. Le attività di bombardamento hanno compromesso la composizione dei terreni agricoli, diminuendone la produttività. L’85% del sistema idrico della Striscia è distrutto, con un imminente collasso di fogne e acquedotti, aumentando il rischio di epidemie a causa della mancanza di acqua potabile e della presenza di discariche improvvisate.
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La Distruzione dei Suoli Agricoli e la Perdita di Biodiversità
L’analisi delle immagini satellitari ha rivelato la distruzione sistematica di suoli agricoli e forestali, con la conseguente perdita di colture essenziali per la sopravvivenza della popolazione. Già nel 2009, un rapporto delle Nazioni Unite denunciava la distruzione di aziende agricole che avevano cancellato il 60% della capacità produttiva della Striscia di Gaza. Le inchieste pubblicate dal Guardian nel 2024 confermano che il 50% delle colture arboree, il 40-48% dei campi seminativi e il 23% delle serre sono stati distrutti. La quasi totalità degli orti è stata devastata, e oltre il 40% delle foreste è andato perduto. La superficie agricola è passata da 170 chilometri quadrati a circa cento. La compattazione dei suoli causata dal passaggio di carri armati e veicoli militari pesanti ha aumentato l’erosione idrica, portando a un’ulteriore perdita di suolo fertile. I suoli sono contaminati da proiettili e sostanze tossiche, mentre la mancanza di copertura vegetale facilita la penetrazione di queste sostanze. La pratica di bruciare colture, boschi e ulivi aggrava ulteriormente la situazione. La creazione di una nuova strada che taglia in due la Striscia ha cancellato tutto ciò che incontrava, rendendo i paesaggi irriconoscibili e desertici. La porzione di terreni agricoli compromessi dall’offensiva ammonta al 42%.
Oltre a sterminare una popolazione indifesa, si sta annientando anche la biodiversità di Gaza, i suoi ecosistemi, il suo ambiente naturale e le sue scarse risorse idriche, lasciando in eredità un deserto di polvere, morte e fame. Poiché la loro sussistenza dipende dall’agricoltura e possiedono un profondo legame con la terra che lavorano, il deterioramento dei suoli si configura anche come una forma di violenza psicologica e sociale. Questa situazione costringerà molti palestinesi ad abbandonare la propria terra, esacerbando ulteriormente povertà e perdita di dignità. Le guerre non solo uccidono persone, ma devastano anche i suoli, l’agricoltura e l’ambiente, colpendo ripetutamente le popolazioni e la loro sovranità.

Verso un Futuro Sostenibile: Una Riflessione Necessaria
La situazione a Gaza rappresenta una sfida globale che richiede un impegno immediato e coordinato da parte della comunità internazionale. La ricostruzione non può limitarsi alla riparazione delle infrastrutture fisiche, ma deve includere un piano di riabilitazione ambientale che tenga conto della necessità di ripristinare la fertilità dei suoli, decontaminare le riserve idriche e promuovere pratiche agricole sostenibili. È fondamentale garantire l’accesso all’acqua potabile, ai servizi sanitari e all’istruzione, creando le condizioni per una ripresa economica e sociale duratura.
La transizione ecologica a Gaza deve essere vista come un’opportunità per costruire un futuro più resiliente e sostenibile, basato su principi di economia circolare e gestione responsabile delle risorse naturali. È necessario investire in energie rinnovabili, promuovere l’efficienza energetica e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. La comunità internazionale deve sostenere gli sforzi della popolazione palestinese per ricostruire le proprie comunità e proteggere il proprio ambiente, garantendo il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.
Amici lettori, di fronte a questa devastazione, è essenziale comprendere che la transizione ecologica non è solo una questione di tecnologie verdi o di riduzione delle emissioni. È un cambiamento profondo nel nostro modo di vivere e di interagire con il pianeta. A Gaza, vediamo come la distruzione ambientale sia strettamente legata alla distruzione umana, e come la mancanza di risorse naturali possa esacerbare i conflitti e le disuguaglianze. Una nozione base è che la sostenibilità non è solo un obiettivo ambientale, ma un imperativo sociale e politico. Una nozione avanzata è che l’ecocidio dovrebbe essere riconosciuto come un crimine contro l’umanità, e che i responsabili dovrebbero essere chiamati a rispondere delle loro azioni. Riflettiamo su come le nostre scelte quotidiane, dal cibo che mangiamo all’energia che consumiamo, possano contribuire a creare un mondo più giusto e sostenibile per tutti. La responsabilità è di tutti noi.
- Definizione e implicazioni del genocidio secondo il diritto internazionale.
- Dichiarazione ufficiale UNICEF sulla grave malnutrizione e decessi infantili a Gaza.
- Report di Oxfam Italia sull'impatto della guerra a Gaza, un anno dopo.
- Rapporto di Al Mezan sull'ecocidio a Gaza, distruzione ambientale sistematica.