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Urban mining: è l’estrazione urbana la chiave per un futuro sostenibile?

Scopri come il recupero dei metalli rari dai rifiuti elettronici può ridurre la dipendenza da fonti esterne e promuovere un'economia circolare, affrontando al contempo le sfide ambientali e tecnologiche.
  • Nel 2022, i metalli nei RAEE valevano circa 91 miliardi di dollari.
  • Nel 2024, la raccolta RAEE è aumentata del 2,5%.
  • ENEA: efficienza del 95% nell'estrazione di metalli preziosi.

Nel contesto attuale, segnato da una crescente consapevolezza ambientale e dalla necessità impellente di una transizione ecologica, l’attenzione si focalizza sempre più sul recupero di metalli rari dai rifiuti elettronici, un’attività definita come “estrazione urbana”. Questa pratica emerge come una soluzione strategica per ridurre la dipendenza da fonti esterne e per mitigare l’impatto ambientale derivante dalle attività estrattive tradizionali. Dispositivi come smartphone, computer e tablet contengono quantità considerevoli di metalli preziosi, tra cui oro, argento, platino, litio e cobalto, elementi indispensabili per la produzione di tecnologie avanzate, dalle batterie ai pannelli solari. Il recupero di tali risorse si traduce in una minore necessità di sfruttamento delle miniere, spesso situate in paesi con standard ambientali e sociali non sempre all’altezza, con conseguente riduzione della deforestazione, dell’inquinamento idrico e dello sfruttamento del lavoro.

Tuttavia, l’estrazione urbana non è esente da sfide. Le tecnologie attualmente disponibili per il recupero dei metalli rari sono spesso costose e inefficienti, mentre la logistica della raccolta e del trattamento dei rifiuti rappresenta un’operazione complessa. Un’ulteriore criticità è rappresentata dallo smaltimento dei residui tossici derivanti dai processi di recupero, che sollevano non poche preoccupazioni ambientali e sanitarie. Pertanto, è fondamentale analizzare attentamente sia le promesse che le zone d’ombra di questa pratica, al fine di valutarne la reale sostenibilità. Nel 2022, il valore totale dei metalli presenti nei RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) è stato stimato intorno ai 91 miliardi di dollari, un dato che sottolinea l’importanza economica di questa risorsa nascosta.

È necessario promuovere un’analisi approfondita delle tecnologie impiegate, valutandone l’efficacia, i costi e l’impatto ambientale. Solo attraverso una comprensione accurata di questi aspetti sarà possibile massimizzare i benefici dell’estrazione urbana e minimizzarne i rischi.

Tecnologie innovative per il recupero

Il processo di recupero dei metalli preziosi dai RAEE si articola in diverse fasi, ciascuna caratterizzata da specifiche tecnologie e procedure. La prima fase consiste nella raccolta e selezione dei rifiuti, che vengono suddivisi in categorie in base al tipo di apparecchiatura (grandi elettrodomestici, piccoli elettrodomestici, apparecchiature informatiche, ecc.). Successivamente, si procede con lo smontaggio manuale, durante il quale vengono rimossi componenti specifici, come schede elettroniche e batterie, che richiedono un trattamento differenziato. La fase successiva prevede la triturazione dei materiali, al fine di ridurne le dimensioni e facilitare le successive operazioni di separazione.

Per separare i diversi materiali, vengono impiegate diverse tecniche, tra cui la separazione magnetica, che consente di rimuovere i materiali ferrosi mediante l’utilizzo di magneti, e la separazione a correnti indotte, utilizzata per separare i metalli non ferrosi, come alluminio e rame. Infine, si giunge ai processi di recupero dei metalli preziosi veri e propri, che comprendono diverse metodologie. La fusione e affinazione implica l’esposizione dei materiali a temperature elevate per scioglierli e disgiungere i metalli preziosi dalle scorie. L’affinazione ossidativa è un procedimento che consente di estrarre palladio e oro, sfruttando una miscela di gas N2/O2 e alte temperature per ossidare le impurità.

Un’altra tecnica utilizzata è la lisciviazione, che prevede l’impiego di acidi per solubilizzare i metalli preziosi. L’adsorbimento, invece, consiste nell’utilizzo di materiali adsorbenti, come i carboni attivi, per catturare e rilasciare metalli come ittrio, neodimio e lantanio. Infine, il bioleaching rappresenta un’alternativa più sostenibile, che utilizza microrganismi per estrarre i metalli dai RAEE. Un esempio particolarmente interessante è rappresentato dalla ricerca finanziata da una nota casa automobilistica tedesca presso un’università specializzata in metallurgia, che mira a sviluppare un processo innovativo per il recupero di metalli rari dalle ceneri derivanti dall’incenerimento dei rifiuti elettronici. L’obiettivo è estrarre selettivamente gli ioni metallici da queste ceneri, sviluppando molecole in grado di legare gli ioni metallici e prelevarli.

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  • 💡 L'urban mining: una miniera d'oro nascosta nelle nostre città... ...
  • 📉 L'estrazione urbana? Un'illusione costosa e piena di insidie... ...
  • 🤔 E se trasformassimo le discariche in hub di innovazione tecnologica?... ...

L’italia e il recupero dei raee: casi studio

Nel contesto italiano, il recupero dei metalli preziosi dai RAEE rappresenta una sfida dalle molteplici sfaccettature, ma al contempo offre significative opportunità di crescita e sviluppo sostenibile. Stime condotte da un’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile quantificano il valore dei materiali recuperabili da una tonnellata di schede elettroniche in oltre 10.000 euro. Tuttavia, i dati relativi al 2019 evidenziano che solo il 43% dei RAEE è stato gestito correttamente, mentre il restante 57% ha seguito percorsi alternativi, spesso non conformi alle normative ambientali e inefficaci dal punto di vista del recupero delle risorse. Nel 2024, la raccolta di rifiuti elettrici ed elettronici ha raggiunto le 356.672 tonnellate, segnando un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Nonostante questo aumento, la Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e di altri paesi europei, a causa dei risultati ancora insoddisfacenti in termini di raccolta.

Nonostante le criticità, diverse realtà italiane si distinguono per l’impegno nello sviluppo di tecnologie innovative per il recupero dei metalli preziosi dai RAEE. Tra queste, spiccano:

  • ENEA: Ha realizzato un impianto pilota denominato ROMEO, che consente il recupero di metalli preziosi da computer e telefoni cellulari obsoleti attraverso un processo a temperatura ambiente. Questo sistema garantisce un’efficienza del 95% nell’estrazione di oro, argento, platino, palladio, rame, stagno e piombo.
  • Re. Me. Te. (Politecnico di Torino): Startup specializzata nel recupero di platinoidi e terre rare da schede elettroniche disassemblate da RAEE. Il processo sviluppato dalla startup si caratterizza per l’assenza di emissioni e integra le tecniche di pirometallurgia e idrometallurgia.

Questi esempi concreti dimostrano la fattibilità di una filiera nazionale per il recupero dei metalli preziosi dai RAEE, con benefici in termini di riduzione della dipendenza dalle importazioni e creazione di nuove opportunità occupazionali ed economiche. È comunque indispensabile potenziare gli sforzi per aumentare la percentuale di raccolta dei rifiuti elettronici, affinare i metodi di trattamento e informare i consumatori sull’importanza di uno smaltimento appropriato. Nel 2022, solo il 34% dei RAEE è stato raccolto in Italia, un dato che sottolinea la necessità di politiche più efficaci per la gestione di questi rifiuti.

Geopolitica dei metalli rari: una dipendenza da superare

Il recupero dei metalli rari dai RAEE assume una valenza strategica non trascurabile, proiettandosi sullo scenario geopolitico globale. La crescente domanda di questi materiali, indispensabili per le tecnologie verdi e digitali, ha innescato una competizione tra le principali potenze mondiali per l’accesso e il controllo delle risorse. La Cina, in particolare, detiene una posizione dominante nel mercato delle terre rare, controllando una quota significativa delle riserve e della produzione a livello globale. Nel corso del 2023, il 39% delle importazioni di terre rare nell’Unione Europea proveniva proprio dalla Cina.

Questa dipendenza da un unico fornitore espone molti paesi a rischi concreti, come possibili interruzioni delle forniture o aumenti repentini dei prezzi. In questo contesto, il recupero dei metalli rari dai RAEE può rappresentare un’opportunità per ridurre la dipendenza da fonti esterne e rafforzare la propria autonomia strategica. L’Unione Europea ha intrapreso azioni concrete per affrontare questa sfida, istituendo l’Alleanza europea per le materie prime (ERMA), con l’obiettivo di garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche. L’ERMA ha definito obiettivi ambiziosi, tra cui l’estrazione locale del 10% delle materie prime, la lavorazione del 40% nel territorio dell’UE e il riciclo del 25%.

Raggiungere questi traguardi, tuttavia, non sarà un compito agevole. Uno dei principali ostacoli è rappresentato dalle preoccupazioni ambientali e dalle resistenze delle comunità locali all’apertura di nuove attività minerarie. È inoltre necessario incrementare il numero di impianti in grado di recuperare materie prime critiche e terre rare attraverso il riciclo. L’articolo evidenzia come la competizione per le terre rare si configuri come una vera e propria “guerra”, in cui le potenze mondiali si contendono il controllo di risorse strategiche. In questo scenario, il recupero dei metalli rari dai RAEE può rappresentare un’arma importante per ridurre la dipendenza da fornitori esterni e garantire un approvvigionamento più sicuro e sostenibile.

Verso un’economia circolare dei metalli rari

Il percorso verso un’economia circolare dei metalli rari si presenta come un imperativo non più procrastinabile, un’esigenza dettata dalla consapevolezza dei limiti delle risorse naturali e dalla necessità di ridurre l’impatto ambientale delle attività umane. In questo contesto, il recupero dei metalli rari dai rifiuti elettronici si configura come un tassello fondamentale di una strategia più ampia, volta a promuovere un modello di sviluppo sostenibile e resiliente. Investire in tecnologie innovative, ottimizzare la logistica della raccolta e del trattamento dei rifiuti, sensibilizzare i consumatori e rafforzare la cooperazione internazionale sono azioni imprescindibili per sfruttare appieno il potenziale delle “miniere urbane”.

Solo attraverso un approccio integrato e lungimirante sarà possibile trasformare i rifiuti elettronici da problema ambientale a risorsa strategica, riducendo la dipendenza da fonti esterne e contribuendo a una transizione ecologica autenticamente sostenibile. La transizione ecologica non è solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità economica e sociale. Il recupero dei metalli rari dai rifiuti elettronici può generare nuovi posti di lavoro, stimolare l’innovazione tecnologica e rafforzare la competitività delle imprese. È fondamentale che i governi, le imprese e i cittadini collaborino per creare un ecosistema favorevole all’economia circolare, promuovendo politiche incentivanti, investimenti in ricerca e sviluppo e comportamenti responsabili.

L’analisi condotta rivela come il recupero dei metalli rari dai rifiuti elettronici rappresenti una sfida complessa, ma al contempo un’opportunità concreta per costruire un futuro più sostenibile. Sfruttare appieno il potenziale delle “miniere urbane” richiede un impegno corale da parte di tutti gli attori coinvolti, un cambio di paradigma che metta al centro la sostenibilità, l’innovazione e la cooperazione.

Amici lettori, quando parliamo di transizione ecologica, spesso ci concentriamo su temi come le energie rinnovabili o la riduzione delle emissioni. Ma dietro a queste grandi trasformazioni, si nascondono sfide altrettanto importanti, come quella del recupero dei metalli rari. Forse non ci pensiamo, ma i nostri smartphone e computer contengono materiali preziosi che, una volta dismessi, possono essere recuperati e riutilizzati. Questo processo, che rientra nell’ambito dell’economia circolare, non solo riduce l’impatto ambientale dei rifiuti, ma contribuisce anche a diminuire la nostra dipendenza da paesi esteri per l’approvvigionamento di queste risorse.

Ora, se vogliamo approfondire ulteriormente il discorso, possiamo considerare il concetto di “urban mining”, ovvero l’idea di considerare le città come vere e proprie miniere di risorse. Questo approccio implica una visione completamente nuova dei rifiuti, che non sono più considerati come qualcosa da smaltire, ma come una fonte di materiali preziosi da recuperare. L’urban mining richiede lo sviluppo di tecnologie innovative e di sistemi di raccolta e trattamento efficienti, ma può portare a benefici significativi in termini di sostenibilità ambientale e di autonomia economica. Riflettiamoci: ogni nostro gesto, anche il modo in cui smaltiamo i rifiuti, può fare la differenza per il futuro del pianeta.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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