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- La consultazione pubblica sull'economia circolare termina il 6 novembre 2025.
- Dal 2010 al 2023, l'utilizzo circolare della materia è aumentato solo dell'1,1%.
- L'economia circolare può ridurre fino al 45% delle emissioni globali non energetiche.
La vera svolta verso un’economia circolare, in verità, non ha mostrato un avanzamento degno di nota nel corso degli ultimi esercizi finanziari.
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La Commissione Europea ha avviato, il 1° agosto 2025, un’indagine pubblica di primaria importanza per la stesura della futura legge sull’Economia Circolare (LEC). Questa iniziativa legislativa, prevista entro la fine del 2026, si pone l’obiettivo di trasformare in modo decisivo l’approccio europeo alla produzione, all’utilizzo e alla gestione delle risorse, posizionando l’economia circolare come fulcro del modello di progresso. Fino al 6 novembre 2025, la consultazione è accessibile a un’ampia platea di soggetti interessati – tra cui singoli cittadini, imprese, organi governativi, organizzazioni del terzo settore, istituti di ricerca e associazioni di categoria – affinché possano offrire i propri punti di vista, le proprie esperienze e i propri suggerimenti.
Un Quadro Normativo Rivoluzionario
La legge sull’Economia Circolare si delinea come la prima legge-quadro europea incentrata sull’economia circolare, con la finalità di indirizzare strategicamente le politiche industriali e la gestione delle risorse per il prossimo decennio. Jessika Roswall, il commissario europeo per l’Ambiente, ha sottolineato come la LEC si presenti come un elemento imprescindibile del “Clean Industrial Deal” e del “Competitiveness Compass”, favorendo il rafforzamento della stabilità economica dell’Unione, la resilienza delle filiere produttive e una profonda decarbonizzazione del sistema economico. L’obiettivo è ambizioso: superare l’attuale disomogeneità normativa per giungere a un sistema armonizzato e coerente, nel quale l’economia circolare diventi la colonna portante del modello di sviluppo europeo, riducendo la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime. La disposizione intende creare un mercato unico per i materiali di recupero, potenziando la disponibilità di materiali riciclati di qualità superiore e promuovendone la domanda.
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Le Radici e gli Obiettivi del Circular Economy Act
L’origine del Circular Economy Act va ricercata nell’evoluzione del Piano d’Azione per l’Economia Circolare del 2020, che aveva già introdotto direttive relative a prodotti progettati per essere ecocompatibili, rifiuti, imballaggi, plastiche e materie prime di fondamentale importanza. Ciononostante, è apparsa l’esigenza di un approccio più globale e integrato, che privilegiasse i modelli di fabbricazione circolari. Questa impellenza è stata rimarcata in numerosi documenti, tra cui la relazione Letta sul futuro del mercato interno e la relazione Draghi sugli investimenti strategici europei. Tutti i documenti convengono su un punto fondamentale: senza un utilizzo più efficiente e circolare delle risorse, l’Europa non potrà essere né competitiva, né autonoma, né ecosostenibile. Il CEA si pone come fine principale la creazione di un mercato unico per le materie prime riciclate (incluse le risorse critiche) e l’aumento sia della reperibilità che della richiesta di materiali riciclati di eccelsa qualità. *In realtà, negli ultimi anni, la progressione verso un modello di economia circolare non ha conseguito progressi degni di nota. Bruxelles ricorda come l’indice di utilizzo circolare della materia, ovvero l’impiego di materie prime rigenerate nel comparto manifatturiero, risulti in realtà “stagnante”: dal 10,7% nel 2010 all’11,8% nel 2023. Tale ristagno è ascrivibile in primo luogo a una frammentazione del mercato unico, causata da interpretazioni regolamentari dissimili tra i vari Stati. Un mercato che continua a svantaggiare le materie prime seconde: benché in taluni casi la loro qualità non sia ancora equiparabile a quella delle materie prime vergini, i costi superiori non tengono in considerazione il risparmio generato dalla diminuzione delle esternalità negative (minori impatti derivanti da estrazione, lavorazione, raffinazione). Bisogna altresì considerare l’influenza dei flussi di scarti illeciti non rintracciati, che conducono all’esportazione, o peggio, alla perdita di risorse che vengono erroneamente incenerite o smaltite in discarica.

Strumenti e Misure per la Transizione Circolare
Il Circular Economy Act (CEA) si propone di affrontare un insieme di problematiche strutturali che ostacolano il passaggio a un modello economico circolare. Tra queste, spiccano la richiesta insufficiente di materiali secondari, gli impedimenti normativi e tecnici al commercio intracomunitario, i limitati indici di riutilizzo e riciclo, e la limitata prevedibilità per le aziende. Tra le strategie esaminate si annoverano: traguardi di circolarità vincolanti, standard di resistenza, riparabilità e riciclabilità per i beni (in coerenza con l’Ecodesign for Sustainable Products Regulation, ESPR), l’introduzione di un “digital product passport”, l’armonizzazione dei codici doganali per i rifiuti, incentivi per le Piccole e Medie Imprese (PMI) e la creazione di distretti industriali regionali. Il CEA non intende soppiantare le normative esistenti, bensì coordinarle e potenziarle. Il provvedimento si coordinerà con il Green Deal, di cui costituisce un motore realizzativo sul fronte produttivo; con l’ESPR, attualmente in fase di implementazione, con cui condivide l’obiettivo di migliorare l’impatto ambientale dei beni immessi sul mercato; e con il Critical Raw Materials Act, con la finalità di ridurre la dipendenza strategica da nazioni estere. I successivi stadi di elaborazione della normativa chiariranno poi quanto ci si spingerà in alto nella concretizzazione della gerarchia europea dei rifiuti, incoraggiando la prevenzione, il riutilizzo oltre al riciclo, e relegando sempre più a ruoli marginali il recupero e lo smaltimento.
Un Futuro Sostenibile e Competitivo per l’Europa
Ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche e stimolare modelli di business innovativi significa generare un valore economico netto positivo per le imprese e accrescere la competitività del manifatturiero europeo. La transizione all’economia circolare offre uno degli strumenti più efficaci per riportare le attività produttive europee entro i confini planetari. Si stima che fino al 45%* delle emissioni globali non energetiche possa essere ridotto grazie all’economia circolare, con benefici significativi sulla biodiversità e sulla qualità del suolo e dell’acqua. Sul piano sociale, il CEA possiede il potenziale per generare nuovi impieghi nei comparti della manutenzione, della riparazione, del riutilizzo, del riciclo e della logistica inversa, con benefici distribuiti sull’intero territorio europeo, in particolare nelle regioni industriali in fase di riconversione.
Verso un’Economia Circolare: Un Imperativo per il Futuro
In conclusione, il Circular Economy Act rappresenta un’opportunità unica per l’Europa di ridefinire il proprio modello di sviluppo, abbracciando un’economia più sostenibile, resiliente e competitiva. La consultazione pubblica in corso è un invito all’azione per tutti gli attori della transizione ecologica, affinché contribuiscano a definire un quadro normativo ambizioso e efficace, capace di trasformare il modo in cui l’Europa produce, consuma e rigenera valore e risorse.
Amici, parliamoci chiaro: l’economia circolare non è solo una moda del momento, ma una necessità impellente per il nostro futuro. Immaginate un mondo in cui i rifiuti non sono più un problema, ma una risorsa preziosa. Questo è l’obiettivo dell’economia circolare: trasformare i nostri scarti in nuovi prodotti, riducendo l’impatto ambientale e creando nuove opportunità economiche.
Una nozione base di transizione ecologica legata a questo tema è il concetto di “ciclo di vita del prodotto”. Ogni prodotto che utilizziamo ha un ciclo di vita, dalla sua creazione allo smaltimento. L’economia circolare mira a chiudere questo ciclo, trasformando i rifiuti in nuove materie prime e riducendo la necessità di estrarre risorse vergini.
Ma andiamo oltre. Una nozione avanzata è quella di “simbiosi industriale”. Immaginate diverse aziende che collaborano per utilizzare i rifiuti di una come materia prima per un’altra. Questo crea un sistema in cui i rifiuti diventano una risorsa condivisa, riducendo l’impatto ambientale e creando nuove sinergie economiche.
Riflettiamo: cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per contribuire a questa transizione? Possiamo scegliere prodotti più duraturi e riparabili, ridurre i nostri consumi, riciclare correttamente i rifiuti e sostenere le aziende che abbracciano l’economia circolare. Ogni piccolo gesto conta per costruire un futuro più sostenibile per tutti.