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EAT-Lancet 2.0: come le lobby della carne manipolano l’informazione

Scopriamo le strategie di disinformazione utilizzate per screditare le diete sostenibili e l'impatto reale di queste campagne sulla salute e sull'ambiente, in vista della pubblicazione del nuovo rapporto EAT-Lancet.
  • Campagna #Yes2Meat raggiunse 26 milioni di persone su Twitter nel 2019.
  • L'OMS ritirò il sostegno al rapporto EAT-Lancet a marzo 2019.
  • L'UE punta a ridurre i rifiuti e incrementare il riciclaggio entro il 2030.

Scienziati, medici, giornalisti e influencer sembrano essere mobilitati per contrastare la diffusione di evidenze scientifiche a sostegno di diete sostenibili. L’imminente pubblicazione del rapporto EAT-Lancet 2.0, prevista per la prima settimana di ottobre 2025, ha scatenato una reazione preventiva, con una campagna di notizie false e informazioni distorte volte a screditare i risultati della ricerca. La Changing Markets Foundation ha esaminato approfonditamente le risposte negative online al rapporto precedente e si aspetta un incremento di queste aggressioni.

Il Rapporto EAT-Lancet: Un Quadro per la Salute Planetaria

Nel 2019, la EAT Foundation e la rivista medica The Lancet hanno pubblicato lo studio “Food in the Anthropocene: the EAT–Lancet Commission on Healthy Diets from Sustainable Food Systems”, un’opera accademica di grande impatto. L’obiettivo era stabilire un riferimento per un “regime alimentare per la salute del pianeta”, capace di conciliare le necessità nutrizionali dell’uomo con la sostenibilità ambientale. Il rapporto evidenziava che, senza interventi significativi, il mondo rischia di non raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e gli impegni dell’Accordo di Parigi. Il cibo veniva identificato come “la leva più potente per ottimizzare la salute umana e la sostenibilità del pianeta“.

Le misure proposte non impongono scenari irrealistici, ma suggeriscono una dieta prevalentemente vegetale, integrata da moderate quantità di pesce, carne e latticini. La riduzione più significativa, riguardante il consumo di zuccheri e carne rossa, è indirizzata principalmente ai Paesi del Nord globale, dove il consumo di prodotti animali è eccessivo. Il documento non critica il consumo di carne in sé, ma piuttosto l’eccessiva produzione e l’abuso, specialmente in relazione agli allevamenti intensivi e ai loro effetti devastanti sul clima. L’intento del primo EAT-Lancet era di incentivare normative e trasformazioni sociali, una prospettiva che ha incontrato una forte opposizione dalle maggiori imprese del settore della carne e dei latticini.

Cosa ne pensi?
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  • Penso che demonizzare la carne sia un errore......
  • Interessante punto di vista, ma l'articolo ignora che......

Campagne di Disinformazione e Impatti Reali

L’hashtag #Yes2Meat, fulcro dell’attacco online del 2019, ha raggiunto 26 milioni di persone su Twitter (ora X), superando di poco i 25 milioni raggiunti dai sostenitori della ricerca. Questa offensiva mediatica ha avuto successo nel condizionare gli utenti incerti, con i contenuti critici che sono stati condivisi sei volte più frequentemente di quelli favorevoli. Le conseguenze più pesanti si sono manifestate nella realtà: a marzo 2019, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ritirato il proprio sostegno a un evento di promozione del rapporto EAT-Lancet, a seguito delle pressioni esercitate dal governo italiano, influenzato dalle narrazioni emerse nella campagna digitale. La salute mentale dei ricercatori della Commissione è stata compromessa a causa degli attacchi personali subiti sui social media, e in alcuni casi le loro carriere professionali ne sono state pregiudicate.

Un’altra campagna social, #ClimateFoodFacts, lanciata in anticipo rispetto al rapporto EAT-Lancet, mirava a screditare lo studio sulla dieta globale sana ed ecologica. Oltre a indebolire la credibilità di EAT-Lancet, i messaggi veicolati hanno promosso il greenwashing, presentando gli allevamenti di animali come necessari e sostenibili. I principali utilizzatori di #ClimateFoodFacts erano account industriali e influencer allineati, diffondendo narrazioni che attaccavano la ricerca scientifica e i suoi autori, accusandoli di ipocrisia, conflitti di interesse e di limitare la libertà di scelta personale.

Economia Circolare: Un Modello per la Sostenibilità

L’economia circolare rappresenta un paradigma economico innovativo, capace di autorigenerarsi e operare con risorse finite. In questo sistema, i rifiuti non esistono: solo flussi di materiali biologici, riassorbibili dalla biosfera, e materiali tecnici, destinati alla rivalorizzazione. L’economia circolare si basa su principi di condivisione, prestito, riuso, riparazione, ricondizionamento e riciclo, estendendo al massimo la vita utile di materiali e prodotti. Questo approccio imita i cicli naturali, dove gli scarti diventano risorse per nuovi processi.

A differenza dell’economia lineare, basata sull’estrazione continua di materie prime e sulla produzione di beni destinati a diventare rifiuti, l’economia circolare mira a mantenere le risorse in circolo, eliminando le fasi di estrazione e dismissione. La transizione verso un’economia circolare richiede un cambio di mentalità a tutti i livelli, con un focus sulla conservazione del valore racchiuso nei prodotti e nelle materie prime. I benefici di questa transizione includono la riduzione dei rifiuti, la diminuzione dell’inquinamento, la mitigazione dell’effetto serra e la conservazione delle risorse naturali.
I principi fondamentali dell’economia circolare includono la progettazione per l’eliminazione dei rifiuti, il mantenimento dei prodotti e dei materiali in uso e la rigenerazione dei sistemi naturali. Il modello delle 3R (Riduzione, Riuso, Riciclo) guida l’implementazione di pratiche sostenibili, promuovendo l’uso parsimonioso delle risorse, il recupero degli oggetti e dei loro componenti e il riciclo dei materiali. L’Unione Europea ha adottato il Pacchetto Economia Circolare, con obiettivi ambiziosi per la riduzione dei rifiuti e l’incremento del riciclaggio entro il 2030. L’Italia si distingue per l’indice di circolarità tra le principali economie europee, ma necessita di maggiori investimenti in innovazione tecnologica.

Dalle Parole ai Fatti: Esempi Concreti di Economia Circolare

Numerose aziende e iniziative dimostrano come l’economia circolare possa essere applicata in diversi settori. Funghi Espresso coltiva funghi nei fondi di caffè, trasformando uno scarto in una risorsa alimentare. Il Centro Lombricoltura Toscano utilizza i lombrichi per trasformare i rifiuti organici in fertilizzante biologico. Orange Fiber crea tessuti naturali dagli scarti di agrumi, valorizzando un sottoprodotto dell’industria alimentare. Offgrid costruisce edilizia circolare, recuperando e scambiando materiali. Regenesi sviluppa manufatti di design impiegando materiali riciclati, stimolando il riutilizzo creativo. Queste sono solo alcune delle storie di successo che dimostrano il potenziale dell’economia circolare nel creare valore da ciò che altrimenti sarebbe considerato rifiuto.
L’economia circolare non è solo una questione di riciclo, ma un approccio sistemico che coinvolge la progettazione, la produzione, il consumo e la gestione dei rifiuti. Richiede un impegno congiunto da parte di aziende, governi e cittadini per creare un futuro più sostenibile. La transizione verso un’economia circolare offre numerosi vantaggi, tra cui la riduzione dell’impatto ambientale, la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aumento della competitività. È un’opportunità per ripensare il nostro modo di produrre e consumare, creando un’economia più resiliente e rispettosa dell’ambiente.

Verso un Futuro Sostenibile: Un Imperativo Etico e Ambientale

La convergenza tra la lotta alla disinformazione sulla dieta sostenibile e la promozione dell’economia circolare rappresenta un passo fondamentale verso un futuro più sano e sostenibile. La disinformazione orchestrata dalla lobby della carne minaccia la transizione verso sistemi alimentari più rispettosi dell’ambiente e della salute umana, mentre l’economia circolare offre un modello concreto per ridurre l’impatto ambientale e preservare le risorse naturali. È essenziale contrastare la disinformazione e promuovere una cultura della consapevolezza e della responsabilità, incoraggiando scelte alimentari e comportamenti di consumo più sostenibili.

Un Nuovo Paradigma: Dall’Usa e Getta all’Eterno Riuso

Amici, riflettiamo un attimo. La transizione ecologica non è solo una questione di tecnologie avanzate o di politiche governative. È un cambio di mentalità, un ritorno alle radici del buon senso. Pensate a quando le nostre nonne riparavano i vestiti invece di buttarli, o a quando si riutilizzavano i barattoli di vetro per conservare le conserve. Quella era economia circolare ante litteram! Oggi, dobbiamo riscoprire quella saggezza, applicandola alle sfide del nostro tempo.
Un concetto base, ma fondamentale, è la gerarchia dei rifiuti: prima di riciclare, dobbiamo ridurre e riusare. Ridurre significa consumare meno, acquistare solo ciò che è necessario, evitare gli sprechi. Riusare significa dare nuova vita agli oggetti, ripararli, trasformarli, condividerli. Solo quando non è più possibile ridurre o riusare, allora si ricicla. Ma il riciclo non è la panacea di tutti i mali: è un processo che consuma energia e risorse, quindi va considerato come l’ultima opzione.

Un concetto più avanzato è quello di ecodesign: progettare prodotti che siano durevoli, riparabili, riciclabili, e che utilizzino materiali a basso impatto ambientale. L’ecodesign non è solo una questione tecnica, ma anche estetica e culturale: un prodotto ben progettato è un prodotto che dura nel tempo, che ci piace usare, che ci fa sentire parte di un ciclo virtuoso.

Allora, cosa possiamo fare concretamente? Iniziamo dalle piccole cose: scegliamo prodotti con meno imballaggio, ripariamo gli oggetti rotti invece di buttarli, compriamo di seconda mano, condividiamo gli oggetti che usiamo poco. E soprattutto, informiamoci, discutiamone, facciamo sentire la nostra voce. Perché la transizione ecologica è una sfida collettiva, che richiede l’impegno di tutti. E ricordiamoci sempre: il futuro del nostro pianeta è nelle nostre mani.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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