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- L'ue mira a ridurre del 10% i rifiuti alimentari di lavorazione.
- Taglio del 30% dello spreco pro capite nel commercio.
- Ogni anno in Europa si sprecano quasi 59 milioni di tonnellate di cibo.
- Prodotti 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all'anno.
- 5,2 milioni di tonnellate di scarti sono abbigliamento e calzature.
La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea della Direttiva (UE) 2025/1892 segna un punto di svolta nella gestione dei rifiuti, con un focus particolare su due settori critici: quello alimentare e quello tessile. Questa direttiva, che modifica la precedente 2008/98/CE, introduce misure ambiziose per la prevenzione e la riduzione dei rifiuti, con l’obiettivo di promuovere un’economia più circolare e sostenibile. La direttiva entrerà in vigore il 16 ottobre 2025 e dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il 17 giugno 2027.
Obiettivi vincolanti per la riduzione dello spreco alimentare
Uno degli aspetti più rilevanti della nuova direttiva riguarda la lotta allo spreco alimentare. L’Unione Europea si impegna a ridurre drasticamente la quantità di cibo sprecato lungo l’intera filiera, dalla produzione al consumo. I paesi membri sono tenuti a implementare strategie mirate per conseguire, entro la fine di dicembre, i seguenti traguardi obbligatori a livello nazionale:
Diminuire del 10% i rifiuti alimentari generati durante la fase di lavorazione e manifattura, prendendo come riferimento la media annua del triennio 2021-2023.
Tagliare del *30% lo spreco alimentare pro capite nel commercio al dettaglio, nei servizi di ristorazione e nelle abitazioni private, sempre confrontando con la media annuale del periodo 2021-2023.
Questi obiettivi rappresentano un passo avanti significativo verso il raggiungimento del traguardo dell’OSS 12.3 dell’ONU, che prevede di dimezzare i rifiuti alimentari globali pro capite entro il 2030. Secondo i dati Eurostat, ogni anno in Europa si sprecano quasi 59 milioni di tonnellate di cibo, pari a 131 kg per abitante (in Italia la cifra sale a 145 kg). Tale spreco contribuisce per il 16% alle emissioni complessive di gas serra e causa una perdita economica di 132 miliardi di euro.
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Responsabilità estesa del produttore per i rifiuti tessili
Un’altra novità importante riguarda la gestione dei rifiuti tessili. La direttiva introduce il principio della responsabilità estesa del produttore (EPR), che obbliga i produttori di prodotti tessili, affini ai tessili e calzaturieri a farsi carico dei costi di raccolta, cernita e riciclo dei loro prodotti a fine vita. Gli Stati membri disporranno di tempo fino al 17 aprile 2028 per stabilire le modalità operative del sistema EPR.

Le nuove norme si applicano a capi d’abbigliamento, accessori, calzature, coperte, tende e biancheria. Gli Stati membri potranno valutare se includere anche i materassi. I costi a carico dei fabbricanti saranno “ecomodulati”, ovvero varieranno in base alla riciclabilità e all’impatto ambientale dei manufatti tessili, penalizzando i produttori di “fast fashion”. Si stima che in Europa vengano prodotti 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili all’anno, di cui solo una piccola parte viene riciclata. Articoli d’abbigliamento e calzature costituiscono 5,2 milioni di tonnellate di scarti, equivalenti a 12 kg per individuo all’anno*.
Misure per garantire la corretta gestione dei rifiuti tessili
La direttiva prevede anche una serie di misure per garantire la corretta gestione dei rifiuti tessili. I paesi membri dovranno istituire un registro dei fabbricanti di prodotti tessili per accertare la conformità agli obblighi delineati dalla direttiva. Inoltre, dovranno assicurare che le operazioni di raccolta, carico, scarico, trasporto e stoccaggio dei prodotti tessili usati e di scarto siano protette dagli agenti atmosferici e da potenziali fonti di contaminazione. Questo per prevenire danni e contaminazioni incrociate dei prodotti tessili raccolti.
Verso un futuro più sostenibile: un impegno condiviso
La Direttiva (UE) 2025/1892 rappresenta un passo fondamentale verso un futuro più sostenibile. Gli obiettivi ambiziosi fissati per la riduzione dei rifiuti alimentari e tessili richiedono un impegno congiunto da parte di tutti gli attori coinvolti: istituzioni, imprese e cittadini. Solo attraverso una collaborazione sinergica sarà possibile raggiungere i risultati auspicati e costruire un’economia circolare che rispetti l’ambiente e le risorse naturali.
Amici, parliamoci chiaro: la transizione ecologica non è solo una questione di leggi e direttive. È un cambiamento culturale profondo che parte dalle nostre abitudini quotidiane. Un concetto base da tenere sempre a mente è la “gerarchia dei rifiuti”: prima di tutto, cerchiamo di non produrre rifiuti; poi, proviamo a riutilizzare ciò che abbiamo; infine, ricicliamo.
Un concetto più avanzato è quello della “simbiosi industriale”: un approccio in cui i rifiuti di un’azienda diventano la materia prima per un’altra, creando un ciclo virtuoso che riduce l’impatto ambientale e genera valore economico.
Riflettiamo: quante volte abbiamo buttato via cibo ancora buono o vestiti che potevano essere riparati o donati? Ogni piccolo gesto conta, e insieme possiamo fare la differenza.
- Approfondimento sulla direttiva UE in materia di rifiuti tessili e alimentari.
- Pagina Eurostat sullo spreco alimentare e la prevenzione, stime e dati.
- Dettagli sulla consultazione pubblica per la responsabilità estesa del produttore tessile.
- Approfondimenti sull'obiettivo ONU di consumo e produzione responsabili (OSS 12).