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Zes vs Zls nel Lazio: chi beneficia davvero degli incentivi?

L'esclusione del basso lazio dalla zes solleva dubbi sull'efficacia delle zone economiche speciali. un'analisi approfondita confronta zes e zls, valutando impatti e alternative per lo sviluppo locale.
  • Intensità aiuti di stato: 50% in ZES vs 15% aree non ZES.
  • Reddito pro capite Frosinone: solo 25.167 euro.
  • Marche: circa 43.500 imprese hanno cessato l'attività dal 2020.

Tra ZES e ZLS

Il dibattito sull’inclusione del Basso Lazio nella Zona Economica Speciale (ZES) unica del Mezzogiorno ha acceso i riflettori sulla necessità di una profonda riflessione sulla vocazione produttiva di un’area in declino. La questione, lungi dall’essere una mera ridefinizione di confini, solleva interrogativi cruciali sul futuro socio-economico di un territorio che un tempo rappresentava un fulcro industriale.

L’adesione alla ZES comporterebbe significativi vantaggi fiscali e normativi, tra cui un’intensità maggiore degli aiuti di Stato per le imprese, che potrebbero raggiungere il 50% del valore degli investimenti, rispetto al 15% previsto per le aree non ZES. Attualmente, il Basso Lazio, classificato come “zona C”, beneficia di un sostegno pubblico limitato al 25%.

Tuttavia, l’inclusione nella ZES è subordinata a criteri stringenti, che richiedono il riconoscimento del territorio come “in ritardo di sviluppo” o “in transizione” secondo i parametri del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). La riclassificazione di regioni come Marche, Umbria e Abruzzo, a seguito di crisi sistemiche ed emergenze ambientali, ha aperto loro le porte a maggiori agevolazioni.

In alternativa alla ZES, si profila la Zona Logistica Semplificata (ZLS), uno strumento che, pur non essendo identico, può offrire benefici simili in termini di snellimento delle procedure e attrattività per gli investimenti. La creazione di una ZLS è competenza regionale e richiede la presenza di un’autorità portuale di riferimento e un piano di sviluppo logistico. In questo contesto, Civitavecchia e Gaeta potrebbero svolgere un ruolo chiave.

Marche e Umbria nella ZES: Un’Opportunità di Sviluppo o un Mirage?

L’inclusione delle Marche nella ZES ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha sottolineato i vantaggi in termini di semplificazione burocratica e abbattimento del costo del lavoro, con contributi fino a 600 euro mensili per l’assunzione di over 35 disoccupati da tempo. Dall’altro, il Partito Democratico (PD) Marche ha denunciato ritardi e criticità, paventando la chiusura di numerose imprese e il rischio di concorrenza sleale interna a causa dell’esclusione di alcuni comuni.

Secondo il PD Marche, dal 2020, anno dell’insediamento di Acquaroli, circa 43.500 imprese hanno cessato l’attività nella regione, con una media di una chiusura ogni 67 minuti. Il partito ha criticato la giunta regionale per non aver saputo trasformare i fondi pubblici in opportunità concrete per le imprese e ha sollecitato l’approvazione di un decreto ponte per rendere immediatamente disponibili le agevolazioni della ZES a tutti i comuni marchigiani.

La polemica politica si concentra sulla reale efficacia della ZES e sulla sua capacità di rispondere alle esigenze del tessuto produttivo locale. Mentre alcuni vedono nella ZES un’ancora di salvezza per le imprese in difficoltà, altri la considerano un’operazione di facciata, incapace di risolvere i problemi strutturali dell’economia marchigiana.

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I Numeri del Lazio Meridionale: Un’Esclusione Ingiustificata dalla ZES?

L’esclusione delle province di Frosinone e Latina dalla ZES ha sollevato interrogativi sulla validità dei criteri utilizzati per la delimitazione delle aree beneficiarie. I dati disaggregati per province rivelano una situazione economica complessa, con un reddito pro capite inferiore a quello di altre regioni incluse nella ZES, come Marche e Umbria.

Il reddito pro capite nel Lazio è di 39.814 euro, ma questo dato è fortemente influenzato dalla ricchezza di Roma, che distorce la situazione delle altre province. Se si considerano i dati provinciali, Frosinone e Latina si collocano in fondo alla classifica, con un reddito pro capite rispettivamente di 25.167 euro e 25.651 euro.

La presenza di vaste aree industriali attrezzate nelle province di Frosinone e Latina, le più grandi d’Italia dopo Milano e Bergamo, rappresenta un ulteriore argomento a favore dell’inclusione nella ZES. Queste aree, già dotate di infrastrutture, potrebbero beneficiare di un rilancio grazie alle agevolazioni fiscali e normative previste dalla ZES.

Verso un Futuro Sostenibile: Riconversione Industriale e Nuove Opportunità

La transizione ecologica e la sostenibilità rappresentano sfide cruciali per il futuro del Basso Lazio e delle altre aree industriali in declino. La riconversione degli stabilimenti esistenti, l’adozione di tecnologie innovative e la promozione dell’economia circolare sono elementi chiave per creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo sostenibile.

La ZES e la ZLS possono svolgere un ruolo importante in questo processo, incentivando gli investimenti in progetti di efficienza energetica, produzione di energia da fonti rinnovabili e gestione sostenibile dei rifiuti. Tuttavia, è necessario un approccio integrato, che coinvolga le istituzioni, le imprese e la società civile, per garantire una transizione giusta e inclusiva.

Il futuro del Basso Lazio e delle altre aree industriali in difficoltà dipende dalla capacità di trasformare le sfide ambientali in opportunità di crescita economica e sociale. Un piano strategico di sviluppo, basato sulla sostenibilità e l’innovazione, è essenziale per rilanciare questi territori e garantire un futuro migliore alle nuove generazioni.

Ripartire dal Territorio: Un Nuovo Modello di Sviluppo Sostenibile

La vicenda delle ZES e delle ZLS nel Basso Lazio e nelle regioni limitrofe ci offre uno spunto di riflessione più ampio sul concetto di transizione ecologica. Spesso, si pensa alla transizione ecologica come a un insieme di tecnologie e normative, dimenticando che essa implica anche una profonda trasformazione del nostro modo di produrre, consumare e vivere.

Una nozione base di transizione ecologica, applicabile al tema dell’articolo, è la gerarchia dei rifiuti, che privilegia la prevenzione, il riutilizzo e il riciclo rispetto allo smaltimento in discarica o all’incenerimento. Una nozione più avanzata è il concetto di simbiosi industriale, che promuove la collaborazione tra diverse aziende per scambiare risorse e ridurre gli sprechi, creando un sistema economico più efficiente e sostenibile.

Questi concetti, applicati al contesto del Basso Lazio, potrebbero favorire la creazione di un nuovo modello di sviluppo, basato sulla valorizzazione delle risorse locali, la promozione dell’innovazione e la creazione di filiere produttive circolari. Immagina un futuro in cui gli scarti di un’azienda diventano la materia prima di un’altra, in cui l’energia viene prodotta da fonti rinnovabili e in cui i prodotti sono progettati per durare a lungo ed essere facilmente riparati o riciclati. Questo è il futuro che possiamo costruire, insieme, partendo dal nostro territorio.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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