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- La csrd si applicherebbe solo ad aziende con almeno 1.000 lavoratori.
- Slitta di due anni l'adozione della csrd, al 2029.
- Investitori con 6,6 migliaia di miliardi preoccupati per annacquamento normative.
Il 1° ottobre 2025, una coalizione di oltre 260 accademici europei ha lanciato un accorato appello all’Unione Europea, esprimendo profonda preoccupazione per il cosiddetto “Pacchetto Omnibus I”. Questa iniziativa, volta a semplificare le normative sulla sostenibilità aziendale, in particolare la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e la Direttiva CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), rischia, secondo gli esperti, di indebolire in modo irrimediabile l’integrità e l’efficacia delle politiche ambientali europee. La posta in gioco è alta: preservare l’ambizione e l’impatto delle normative che guidano la transizione ecologica e la responsabilità sociale delle imprese.
Gli accademici, guidati da figure di spicco come Andreas Rasche della Copenhagen Business School, hanno sottoscritto la “Dichiarazione di Copenaghen”, un documento che esorta i decisori politici dell’UE a basare le loro scelte su solide evidenze scientifiche, piuttosto che su mere considerazioni politiche. La lettera evidenzia come la semplificazione, se mal gestita, possa trasformarsi in una vera e propria retromarcia, svuotando di significato le normative e compromettendo gli sforzi per un futuro più sostenibile. La dicotomia tra sostenibilità e competitività è stata definita dagli studiosi come una mera invenzione.
I Punti Critici del Pacchetto Omnibus
Il Pacchetto Omnibus, presentato dalla Commissione Europea il 26 febbraio 2025, mira a ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, semplificando le normative in materia di sostenibilità. Tuttavia, le modifiche proposte sollevano serie preoccupazioni. Tra i punti più controversi figurano:
- Innalzamento delle soglie dimensionali per la CSRD: L’obbligo di rendicontazione sulla sostenibilità verrebbe applicato solo alle imprese con almeno 1.000 lavoratori, un giro d’affari superiore a 50 milioni di euro o un patrimonio attivo che eccede i 25 milioni di euro. Questo escluderebbe circa l’80% delle aziende attualmente soggette all’obbligo, riducendo drasticamente la portata della direttiva.
- Posticipo delle scadenze: L’adozione della CSRD slitterebbe di due anni, al 2029, mentre l’entrata in vigore della CSDDD sarebbe rinviata al 2028. Questi ritardi potrebbero rallentare significativamente il processo di transizione verso pratiche aziendali più sostenibili.
- Riduzione degli obblighi di due diligence: Le imprese dovrebbero concentrarsi solo sui partner commerciali diretti (tier 1), escludendo temporaneamente i subfornitori. Le valutazioni della sostenibilità avrebbero una cadenza quinquennale anziché annuale, riducendo la frequenza dei controlli.
- Rimozione della responsabilità civile a livello europeo: Verrebbe eliminato l’obbligo generale di responsabilità per le imprese nell’ambito della CSDDD, lasciando ai singoli Stati membri la facoltà di introdurla o meno nei propri ordinamenti.
Queste modifiche, secondo gli accademici, rischiano di compromettere l’efficacia delle normative e di minare la credibilità dell’UE come leader nella transizione ecologica. I ricercatori mettono in luce come la sostenibilità non debba essere vista come un semplice gravame normativo, ma piuttosto come un’opportunità strategica che potenzia la competitività, la flessibilità e la capacità innovativa delle aziende europee.

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Le Richieste degli Accademici e le Preoccupazioni degli Investitori
La “Dichiarazione di Copenaghen” articola cinque richieste fondamentali ai responsabili politici dell’UE:
- Semplificare sulla base delle evidenze: Integrare la ricerca scientifica in materia di rendicontazione di sostenibilità e due diligence nelle fasi restanti del processo legislativo.
- Armonizzare con la scienza del clima: È cruciale che i piani di transizione climatica siano mantenuti come strumenti indispensabili per assicurare che i modelli di business si allineino agli obiettivi climatici validati scientificamente.
- Garantire coerenza normativa: Mantenere le imprese con più di 500 dipendenti nell’ambito di applicazione della CSRD per creare un insieme coerente di soggetti rendicontanti a livello europeo.
- Valutare attentamente costi e benefici: È fondamentale considerare non solo gli oneri di conformità, ma anche gli importanti benefici strategici derivanti da una rendicontazione di sostenibilità e da pratiche di due diligence robuste.
- Salvaguardare la due diligence basata sul rischio: È imperativo preservare l’obbligo di una due diligence focalizzata sul rischio, in conformità con gli standard globali come i Principi Guida ONU su Imprese e Diritti Umani e le Linee Guida OCSE destinate alle imprese multinazionali.
Le preoccupazioni degli accademici sono condivise anche da numerosi investitori istituzionali. L’Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), il Forum europeo per gli investimenti sostenibili (EUROSIF) e i Principles for Responsible Investment (PRI), insieme a 162 investitori con 6,6 migliaia di miliardi di euro in asset e a 49 fornitori di servizi, hanno espresso la loro preoccupazione per il rischio di un annacquamento delle normative. Questi attori finanziari evidenziano che la trasparenza generata dalle normative sulla sostenibilità sta già producendo effetti positivi, dimostrando che entro il 2024 le imprese europee avranno rendicontato 440 miliardi di euro in spese di capitale coerenti con la tassonomia.
Verso un Futuro Sostenibile: Un Imperativo Etico ed Economico
Il dibattito sul Pacchetto Omnibus è un momento cruciale per il futuro della sostenibilità in Europa. La semplificazione delle normative non deve tradursi in un compromesso sull’ambizione e sull’efficacia delle politiche ambientali. Al contrario, è necessario trovare un equilibrio tra la riduzione degli oneri amministrativi e la garanzia di un quadro normativo solido e coerente, in grado di guidare le imprese verso pratiche più sostenibili e responsabili.
Sostenibilità in Bilico: Un Appello alla Responsabilità
Amici lettori, la transizione ecologica non è solo una questione di normative e adempimenti burocratici, ma un vero e proprio cambio di paradigma. Una nozione base da tenere sempre a mente è che l’economia circolare, un modello economico che mira a ridurre al minimo gli sprechi e a massimizzare il valore delle risorse, è un pilastro fondamentale della sostenibilità. Invece di seguire un modello lineare “prendi-produci-usa-getta”, l’economia circolare promuove il riutilizzo, la riparazione, il riciclo e la rigenerazione dei prodotti e dei materiali.
Ma c’è di più. Una nozione avanzata da considerare è che la due diligence sulla sostenibilità, ovvero il processo di identificazione, valutazione e gestione degli impatti ambientali e sociali delle attività aziendali, è essenziale per garantire che le imprese operino in modo responsabile e contribuiscano a un futuro sostenibile. Questo processo non si limita alla propria attività, ma si estende all’intera catena del valore, dai fornitori ai clienti.
Vi invito a riflettere su come le vostre scelte quotidiane, come consumatori e come cittadini, possano influenzare il percorso verso un futuro più sostenibile. Sostenere le imprese che si impegnano per la sostenibilità, promuovere l’economia circolare e richiedere una maggiore trasparenza e responsabilità alle aziende sono azioni concrete che possiamo intraprendere per contribuire a un cambiamento positivo. Il futuro del nostro pianeta è nelle nostre mani.