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- Oltre il 75% dei prodotti in Europa ha dichiarazioni ecologiche.
- Più della metà delle dichiarazioni sono ingannevoli.
- L'Italia ha spinto per il ritiro della direttiva.
Il 25 giugno 2025, un evento di notevole portata scuote il settore della sostenibilità: il rinvio della direttiva Green Claims da parte della Commissione europea. Questa normativa, pensata per obbligare le imprese a supportare scientificamente le proprie asserzioni ecologiche, si presenta come un pilastro fondamentale per la solidità del Green Deal, fin dalla sua introduzione nel 2023. Tale decisione della Commissione ha generato reazioni immediate e divergenti, evidenziando le frizioni interne all’interno dell’Unione Europea e sollevando interrogativi sul futuro orientamento delle politiche ambientali.
A seguito delle elezioni europee, che hanno riconfermato una composizione sostanzialmente analoga alla precedente, si è manifestato uno spostamento verso posizioni più conservatrici, influenzando le ambizioni ecologiche dell’UE. Numerose iniziative sono state accantonate o ridimensionate, spesso giustificate con l’esigenza di semplificazione, che di fatto si è tradotta in un allentamento normativo. Il posticipo della direttiva Green Claims ne è un chiaro esempio, un inaspettato passo indietro che mette in discussione l’impegno dell’UE verso la sostenibilità.
La direttiva Green Claims si prefigge di contrastare il greenwashing, una pratica molto diffusa in cui le aziende promuovono un’immagine ambientalmente responsabile dei propri prodotti o servizi in modo fuorviante. Indagini rivelano che oltre il 75% dei beni commercializzati in Europa presenta dichiarazioni ecologiche, ma più della metà di esse risultano ingannevoli o prive di fondamento. La direttiva è stata ideata per risolvere questo problema, offrendo ai consumatori informazioni attendibili per compiere scelte consapevoli. Il suo differimento solleva preoccupazioni circa la capacità dell’UE di tutelare i consumatori e favorire una competizione equa tra le imprese.
Le Reazioni del Mondo Politico e Ambientale
La determinazione della Commissione ha innescato un’ondata di reazioni da parte di diverse istituzioni europee e associazioni ambientaliste. Organizzazioni non governative come European Environmental Bureau, ECOS, ClientEarth e Carbon Market Watch hanno espresso il loro profondo disappunto, evidenziando come il greenwashing sia un problema endemico in Europa e che la direttiva Green Claims sia cruciale per affrontarlo. Hanno lanciato un appello affinché la direttiva non venga sacrificata per ragioni di opportunità politica.
Anche il Parlamento europeo ha reagito con fermezza. Anna Cavazzini, presidente della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori, e Antonio Decaro, presidente della commissione per l’ambiente, il clima e la sicurezza alimentare, hanno censurato il modus operandi della Commissione, definendolo un “pericoloso precedente” per l’iter legislativo. Hanno manifestato la loro disponibilità a proseguire le trattative sulla direttiva, sottolineando l’importanza di accrescere la consapevolezza ambientale e la fiducia dei consumatori.
Le reazioni palesano una frattura all’interno dell’UE, con il Parlamento europeo che propende per una regolamentazione più stringente delle asserzioni ambientali e la Commissione che sembra cedere alle pressioni di alcuni Stati membri e settori industriali. Questa divergenza mina la credibilità delle istituzioni europee e la loro abilità nel far fronte alle sfide ambientali.
- Finalmente una direttiva che mette un freno al greenwashing! 👍......
- Un passo indietro che rischia di vanificare gli sforzi fatti finora 😔......
- E se il vero problema fosse la definizione stessa di 'sostenibilità'? 🤔......
Il Ruolo dell’Italia e le Pressioni Interne
Dietro le quinte del rinvio della direttiva Green Claims si celano dinamiche complesse e interessi divergenti. Secondo indiscrezioni, la Repubblica Italiana avrebbe svolto un ruolo determinante nella decisione della Commissione. Si vocifera che il governo italiano abbia espresso la propria contrarietà all’adozione della direttiva, auspicandone il ritiro. Questa mossa ha colto di sorpresa molti osservatori e ha sollevato interrogativi sui motivi che hanno spinto il governo italiano a tale posizione.
Circola l’accusa che il dicastero italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica abbia messo i bastoni tra le ruote a diverse normative e disposizioni europee in ambito ambientale, dalla direttiva SUP sulla plastica monouso al divieto di produzione di veicoli con motore a combustione interna dal 2035. Questi episodi suggeriscono una certa resistenza da parte del governo italiano verso le politiche ambientali europee più ambiziose.
Al contrario, la spagnola Teresa Ribera, vicepresidente della Commissione, si è adoperata strenuamente per mantenere il testo della direttiva Green Claims. Il suo impegno, tuttavia, non è risultato sufficiente a superare le resistenze interne alla Commissione e le pressioni degli Stati membri. La vicenda mette in evidenza le difficoltà nel conciliare gli interessi nazionali con gli obiettivi ambientali condivisi a livello europeo.

Verso un Futuro Sostenibile: La Necessità di un Impegno Rinnovato
Il rinvio della direttiva Green Claims costituisce un segnale d’allarme per il futuro delle politiche ambientali europee. La decisione mette in discussione la credibilità dell’UE come leader nella lotta contro i cambiamenti climatici e solleva dubbi sulla sua capacità di difendere i consumatori dal greenwashing. È imperativo che le istituzioni europee e gli Stati membri si adoperino per superare le divisioni interne e rilanciare l’iter legislativo sulla direttiva Green Claims.
La direttiva Green Claims si configura come uno strumento indispensabile per favorire una transizione verso un’economia più sostenibile. Imponendo alle imprese l’obbligo di comprovare scientificamente le proprie affermazioni ambientali, la direttiva può contribuire a creare un mercato più trasparente e a incentivare le aziende a investire in pratiche ecologiche. È cruciale che la direttiva sia dotata di meccanismi di verifica efficienti e che proibisca le dichiarazioni ambientali basate sulla compensazione delle emissioni, a meno che non si tratti delle emissioni residue.
La posta in gioco è elevata. Se l’UE non sarà in grado di adottare una direttiva Green Claims ambiziosa ed efficace, rischia di perdere la fiducia dei consumatori e di compromettere i suoi obiettivi ambientali. È indispensabile un rinnovato impegno da parte di tutti gli attori coinvolti per garantire che la direttiva Green Claims diventi realtà e che l’UE possa continuare a rivestire un ruolo di leadership nella promozione della sostenibilità a livello globale.
Un Nuovo Orizzonte per la Trasparenza Ambientale
Il recente stallo della direttiva Green Claims ci pone di fronte a una riflessione cruciale: quanto siamo disposti a investire nella trasparenza e nella veridicità delle informazioni ambientali? La transizione ecologica non è solo una questione di tecnologie e investimenti, ma anche di fiducia e consapevolezza. Senza regole chiare e verificabili, il rischio di cadere nel greenwashing è sempre in agguato, minando la credibilità dell’intero processo.
La nozione base da tenere a mente è che la sostenibilità non è solo un’etichetta da apporre su un prodotto, ma un impegno concreto che deve essere dimostrato con dati e fatti. Un approccio avanzato, invece, ci invita a considerare la complessità delle filiere produttive e a promuovere una visione olistica della sostenibilità, che tenga conto non solo dell’impatto ambientale del prodotto finale, ma anche dei processi produttivi, delle condizioni di lavoro e del rispetto dei diritti umani.
Forse è il momento di chiederci se siamo pronti a rinunciare a qualche comodità in cambio di una maggiore trasparenza e sostenibilità. Forse è il momento di smettere di delegare le scelte ambientali alle aziende e di assumerci la responsabilità di informarci e di fare scelte consapevoli. La transizione ecologica è una sfida collettiva che richiede l’impegno di tutti: istituzioni, imprese e cittadini.
- Pagina della Commissione Europea sulla direttiva Green Claims, contesto e obiettivi.
- Posizione dell'EEB sulla direttiva Green Claims per contrastare il greenwashing.
- Briefing di ECOS sulla direttiva Green Claims, essenziale per un'analisi approfondita.
- Pagina di ClientEarth che spiega cos'è il greenwashing e come contrastarlo.
- Il Parlamento Europeo vota per vietare la neutralità carbonica dei prodotti.
- Reazione dei presidenti delle commissioni parlamentari all'annullamento dei negoziati sulla direttiva.
- Reazione dei presidenti delle commissioni all'annullamento dei negoziati sulla direttiva Green Claims.