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- Entro il 2040 i rifiuti plastici negli ecosistemi triplicheranno.
- Ogni 60 secondi si acquistano un milione di bottiglie di plastica.
- Il 36% della plastica è per imballaggi, l'85% in discarica.
- L'industria chimica ha schierato 220 lobbisti all'INC-5.
- La plastica pesa solo lo 0.6% dell'economia mondiale.
Ginevra al Centro della Scena
Oggi, 08 agosto 2025, mentre l’orologio segna le 09:11, il mondo guarda a Ginevra, dove riprendono i negoziati per un trattato globale sulla plastica. Dopo l’esito insoddisfacente dell’INC-5 a Busan, Corea del Sud, l’INC-5.2 si propone di superare gli ostacoli e raggiungere un accordo ambizioso e vincolante. La posta in gioco è alta: l’inquinamento da plastica rappresenta una grave minaccia ambientale globale, con conseguenze negative su ambiente, società, economia e salute.
La bozza di partenza, il “Chair’s Text”, elaborata a seguito di consultazioni di alto livello, offre una base per un trattato ambizioso, ma persistono divergenze cruciali. I punti più controversi riguardano la limitazione della produzione di plastica e la regolamentazione delle sostanze chimiche utilizzate come additivi. Questi elementi sono essenziali per affrontare il problema alla radice, ma incontrano forti resistenze da parte di alcuni Paesi.
La necessità di un trattato globale sulla plastica è inequivocabile. La produzione di plastica è in costante aumento, alimentata principalmente da combustibili fossili e sostanze chimiche pericolose, mentre il riciclo rimane insufficiente. Se non si interviene, la quantità di rifiuti plastici che finiscono negli ecosistemi acquatici potrebbe triplicare entro il 2040, raggiungendo le 23-37 milioni di tonnellate all’anno. Ogni giorno, l’equivalente di 2.000 autocarri colmi di detriti plastici vengono sversati negli oceani, nei fiumi e nei laghi del mondo.
La dipendenza dalla plastica monouso è una delle principali cause del problema. Ogni sessanta secondi si acquistano un milione di bottiglie di plastica, mentre ogni anno si utilizzano fino a cinquemila miliardi di sacchetti di plastica. Circa il 36% di tutta la plastica prodotta è destinata agli imballaggi, di cui l’85% finisce in discarica o abbandonato. Inoltre, oltre il 98% dei prodotti in plastica monouso è fabbricato a partire da combustibili fossili, contribuendo in maniera significativa alla crisi climatica.
Le Sfide dei Negoziati: Ostruzionismo e Interessi Contrari
L’INC-5 in Corea del Sud ha evidenziato le difficoltà nel raggiungere un accordo a causa dell’ostruzionismo di alcuni Paesi, in particolare quelli con forti interessi nell’industria petrolifera. Da un lato, nazioni quali Messico e Ruanda, agendo in rappresentanza di quasi cento Paesi, hanno sollecitato un trattato robusto che contempli restrizioni sulla produzione, limitazioni sulle plastiche e sulle sostanze chimiche rischiose. Dall’altro, Paesi come Arabia Saudita, Iran e Russia si sono opposti a qualsiasi proposta che minacciasse di ridurre la produzione di plastica.
Le questioni procedurali, in particolare la regola del “consensus” (unanimità), hanno rappresentato un ulteriore ostacolo. Questa norma consente a un gruppo minoritario di bloccare l’iter decisionale o di vincolare la maggioranza al più basso comune denominatore. Per superare queste difficoltà, è necessario che le parti decidano di lavorare a maggioranza, utilizzando il voto per neutralizzare gli ostruzionisti.
Dopo il fallimento di Busan, è emersa la necessità di migliorare l’organizzazione del lavoro, la trasparenza e la comunicazione tra le delegazioni. È fondamentale garantire una maggiore chiarezza nelle modalità decisionali, una maggiore trasparenza nella condivisione delle informazioni e un coordinamento più efficace tra i gruppi di contatto e le sessioni informali. È inoltre essenziale coinvolgere attivamente le organizzazioni della società civile nei negoziati.
Fin dalle prime trattative, è emersa una divisione tra le economie produttrici di petrolio e i Paesi che intendono contrastare l’inquinamento da plastica. La “High Ambition Coalition”, composta da oltre 60 Paesi, spinge per un trattato che affronti l’intero ciclo di vita della plastica, compresi aspetti della produzione, della progettazione dei beni e della gestione dei rifiuti. Il “Like-Minded Group”, composto da Paesi come Arabia Saudita, Russia e Iran, chiede invece un accordo focalizzato sulla gestione e sul riciclo dei rifiuti, con netta opposizione a limiti alla produzione.
Le nazioni con un minore grado di industrializzazione, come quelle del Sud del mondo, subiscono un impatto sproporzionato dall’inquinamento da plastica, pur contribuendo in misura relativamente ridotta al problema. La loro priorità è la ricerca di sostegno finanziario e tecnico per affrontare questa sfida. Anche il ruolo di grandi potenze come USA e Cina è cruciale. La Cina, pur manifestando interesse nell’affrontare la questione dell’inquinamento, enfatizza l’esigenza di flessibilità nell’implementazione, specialmente per le economie in via di sviluppo. Gli Stati Uniti, *mostrando una storica cautela nell’imposizione di vincoli stringenti sulla produzione, favoriscono l’innovazione e la gestione dei residui piuttosto che limiti rigidi all’output di plastica.

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Il Contributo della Scienza: Riduzione della Produzione e Sostanze Chimiche Sicure
La comunità scientifica internazionale ha un ruolo fondamentale nel fornire le basi per un trattato efficace. La Scientists’ Coalition for an Effective Plastics Treaty, che include trecento scienziati indipendenti, ha elaborato una risposta alla bozza zero del trattato, offrendo riflessioni e contributi basati sulle più avanzate conoscenze scientifiche. Gli scienziati sottolineano la necessità di obiettivi di riduzione dei polimeri primari vincolati nel tempo e giuridicamente vincolanti, criteri di sicurezza, sostenibilità, essenzialità e trasparenza, strategie e programmi di lavoro specifici per ogni settore della filiera delle materie plastiche, un fondo multilaterale dedicato, tasse sull’inquinamento da plastica e responsabilità estesa del produttore obbligatoria, e un’interfaccia scienza-politica indipendente e affidabile.
In base alle indicazioni degli scienziati, l’accordo deve includere parametri di sicurezza, sostenibilità, necessità e trasparenza per le materie prime di origine biologica e fossile, le sostanze chimiche, i polimeri, le alternative, i sostituti, i prodotti, le tecnologie e i sistemi/servizi. Le alternative e i sostituti dei materiali plastici devono essere soggetti alla medesima valutazione delle plastiche convenzionali, e si rendono necessari criteri valutativi per definire gli elenchi degli allegati relativi a gruppi vietati, limitati e permessi.
Un aspetto importante è la semplificazione delle sostanze chimiche utilizzate nella produzione di plastica, al fine di ridurre gli impatti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. Numerose sostanze chimiche presenti nelle plastiche sono attive sul sistema endocrino, interferendo con la segnalazione ormonale e potendo causare problemi di salute. Pertanto, è necessario eliminare o limitare l’uso di sostanze chimiche e polimeri pericolosi e sviluppare criteri per identificare i polimeri pericolosi e le sostanze chimiche.
Anche l’ecodesign dei prodotti in plastica è fondamentale per sviluppare un’economia circolare della plastica. I prodotti in plastica devono essere progettati in modo più sostenibile, semplificando la composizione chimica e utilizzando materiali riciclati.
La partecipazione degli scienziati alle negoziazioni è essenziale, ma spesso ostacolata. Nonostante le richieste di disporre di informazioni basate su evidenze scientifiche, non è ancora stato formalizzato un procedimento che incoraggi o supporti direttamente ed efficacemente il coinvolgimento della Scientists’ Coalition e di altri scienziati indipendenti con gli Stati membri.
L’Influenza delle Lobby e le Minacce all’Efficacia del Trattato
La presenza di lobbisti dell’industria chimica e dei combustibili fossili rappresenta una seria minaccia all’efficacia del trattato. All’INC-5, sono stati registrati circa 220 lobbisti dell’industria, superando persino la delegazione di molti Paesi. Questi rappresentanti esercitano pressione sui funzionari governativi per allentare i limiti di produzione e per promuovere accordi su base volontaria, anziché attuare normative globali vincolanti.
Le grandi compagnie petrolifere e petrolchimiche sostengono che la produzione di plastica è essenziale per la crescita economica, in particolare nel Sud del mondo, e che limitare la plastica minaccerebbe posti di lavoro, scambi commerciali e accesso a beni a prezzi accessibili. Tuttavia, i dati smentiscono tali asserzioni.
La produzione di plastica costituisce soltanto lo 0.6% dell’economia mondiale e i costi a lungo termine generati dall’inquinamento da plastica superano di gran lunga i vantaggi a breve termine derivanti dalla produzione continuativa.
Al fine di contrastare l’influenza indebita delle multinazionali, è imperativo adottare politiche più rigorose in merito ai conflitti di interesse e una maggiore trasparenza nelle trattative, riducendo l’impatto esercitato dai lobbisti del settore sull’esito dei colloqui concernenti il Trattato sulla plastica.
Numerosi accordi internazionali si fondano sul rispetto volontario, il che tende a diminuirne l’efficacia.
In assenza di una normativa globale armonizzata, gli Stati possono adottare standard regolamentari differenti, creando lacune che ostacolano l’applicazione efficace.
Per garantire l’efficacia del trattato, è necessario definire misure di attuazione a livello nazionale, introdurre strumenti procedurali per la reattività, rafforzare la cooperazione internazionale, rappresentare le comunità in prima linea e sostenere finanziariamente le economie diverse.
Un Futuro Sostenibile: La Speranza di un Trattato Trasformativo
Un trattato globale sulla plastica ha il potenziale per avviare un punto di svolta epocale nelle strategie di gestione della creazione, del consumo e dello smaltimento della plastica su scala mondiale, ma solo se si concentrerà radicalmente sulla risoluzione del problema alla radice, e quindi sulla contrazione della produzione di plastica.
I Paesi membri devono convenire su disposizioni contrattuali legalmente vincolanti che assicurino la diminuzione della produzione globale di plastica, con l’obiettivo di eliminarla progressivamente.
Il patto dovrebbe favorire i metodi di riutilizzo piuttosto che concentrarsi solamente sulla gestione a valle, dovrebbe legiferare ed espellere le sostanze chimiche e i polimeri nocivi e dovrebbe garantire un sistema finanziario affidabile, giusto ed esclusivamente destinato a questo scopo.
La crescente spinta verso la stipula di un trattato così ambizioso si manifesta in un frangente cruciale.
Composta per quasi il 99% da derivati fossili, la fabbricazione sfrenata di plastica non solo esacerba il disastro climatico, ma mette anche in pericolo la salute di tutti.*
Il prossimo ciclo negoziale a Ginevra si configura come un’occasione significativa per contrastare le pressioni industriali e garantire un trattato che tuteli il pianeta, anziché gli inquinatori.
Per tale ragione, è fondamentale assicurarsi che tale accordo sia quanto più ambizioso e costruttivo possibile.
Verso un’Economia Circolare: Un Passo Necessario per il Futuro
Amici, parliamoci chiaro: la transizione ecologica non è solo una moda del momento, ma una necessità impellente per la sopravvivenza del nostro pianeta. Quando parliamo di economia circolare, ci riferiamo a un modello economico in cui i rifiuti vengono visti come risorse, e non come scarti da eliminare. Nel caso della plastica, questo significa ridurre la produzione, riutilizzare i prodotti esistenti e riciclare i materiali per creare nuovi oggetti.
Ma non basta fermarsi alla superficie. Un concetto più avanzato è quello della “circularità rigenerativa”, che va oltre il semplice riciclo e si concentra sulla rigenerazione degli ecosistemi e sulla creazione di valore sociale ed economico. Questo significa progettare prodotti che siano facilmente riparabili, riutilizzabili e riciclabili, utilizzando materiali sostenibili e riducendo al minimo l’impatto ambientale.
La sfida è grande, ma le opportunità sono ancora maggiori. Immaginate un mondo in cui la plastica non è più un problema, ma una risorsa preziosa che contribuisce a creare un futuro più sostenibile per tutti. Riflettiamoci su, e facciamo la nostra parte per rendere questo sogno realtà.
- Pagina Wikipedia sul Trattato, fornisce contesto e informazioni generali utili.
- Pagina ufficiale UNEP dedicata ai negoziati per il trattato sulla plastica.
- Pagina UNEP sul trattato globale sulla plastica, importante per gli aggiornamenti.
- Pagina dell'UNEP sull'INC-5 per seguire i negoziati sul trattato sulla plastica.