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- Riduzione del 10% dei rifiuti alimentari da produzione entro il 2030.
- Taglio del 30% pro capite per rifiuti da commercio e famiglie.
- Sistemi EPR tessili: produttori copriranno i costi entro 30 mesi.
Questa decisione, formalizzata il 12 settembre 2025, rappresenta un passo significativo verso un’economia più circolare e sostenibile. La revisione della direttiva quadro sui rifiuti, proposta inizialmente dalla Commissione europea il 5 luglio 2023, introduce obiettivi vincolanti per la riduzione degli sprechi alimentari e stabilisce un regime di responsabilità estesa del produttore (EPR) per il settore tessile. Questo aggiornamento, che arriva a 17 anni dalla prima direttiva sui rifiuti del 2008, mira a colmare un divario crescente tra la produzione di rifiuti e la capacità di gestirli in modo sostenibile.
Obiettivi vincolanti per la riduzione dello spreco alimentare
La direttiva aggiornata fissa obiettivi ambiziosi per la riduzione dello spreco alimentare entro il 31 dicembre 2030. Gli Stati membri dovranno impegnarsi a ridurre del 10% i rifiuti alimentari derivanti dalla produzione e trasformazione e del 30% pro capite quelli provenienti dal commercio al dettaglio, ristorazione e nuclei domestici. Per il calcolo di questi traguardi si farà riferimento alla media annuale del triennio 2021-2023. Il Parlamento europeo ha inoltre chiesto agli Stati membri di implementare politiche volte a facilitare la donazione di cibo invenduto ma ancora consumabile, incoraggiando attivamente la partecipazione degli attori economici del settore. Questo approccio mira a massimizzare l’utilizzo delle risorse alimentari e a ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti.
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Responsabilità estesa del produttore per il settore tessile
Un elemento chiave della nuova direttiva è l’introduzione di un regime di responsabilità estesa del produttore (EPR) per il settore tessile. Entro 30 mesi dall’entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri dovranno istituire sistemi EPR che obbligheranno i produttori a coprire i costi di raccolta, cernita e riciclo dei rifiuti tessili. Questa disposizione riguarderà tutti i fabbricanti, inclusi quelli che operano tramite piattaforme di e-commerce, indipendentemente dal loro paese di origine. Le piccole e medie imprese avranno dodici mesi in più per conformarsi. Le nuove disposizioni interesseranno una vasta gamma di articoli tessili, tra cui capi d’abbigliamento, accessori, copricapi, calzature, coperte, tendaggi, biancheria da letto e per la cucina. Su iniziativa del Parlamento, gli Stati membri potranno inoltre estendere i sistemi di responsabilità del produttore ai materassi. Gli Stati membri dovranno anche tenere conto delle pratiche dell’ultra-fast fashion e del fast fashion nella definizione dei contributi finanziari destinati a supportare i nuovi oneri dei produttori, promuovendo modelli produttivi più sostenibili e scoraggiando la fabbricazione di beni a basso costo e di qualità inferiore che generano grandi volumi di scarti.

Verso un’economia circolare nel settore tessile: sfide e opportunità
L’Unione Europea aveva già reso obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti tessili dal 1° gennaio 2025. La nuova direttiva rappresenta un ulteriore passo avanti, imponendo regole più stringenti per ridurre l’impatto ambientale del settore tessile e promuovere l’economia circolare. La direttiva pone una speciale attenzione al contrasto del fenomeno della fast fashion, ovvero la produzione e l’importazione di capi a basso costo e di bassa qualità. Per contrastare questa tipologia di commercio, è in fase di studio l’introduzione di un prelievo di due euro per ogni collo contenente prodotti importati da nazioni extra-UE. La direttiva introduce il principio dell’EPR, che impone ai produttori l’onere finanziario della raccolta, dello smistamento e del riciclo dei beni giunti a fine ciclo di vita. Questa disposizione mira a incentivare la creazione di articoli più longevi, riparabili e riciclabili, oltre a impedire la distruzione dei prodotti invenduti. Tuttavia, alcune organizzazioni ambientaliste ritengono che gli impegni richiesti siano poco ambiziosi e denunciano l’assenza di misure realmente incisive, come il sostegno ai Paesi africani che vengono sommersi dall’esportazione dei nostri rifiuti tessili.
Un Futuro Sostenibile: Oltre la Direttiva, un Impegno Collettivo
La recente approvazione della direttiva europea sui rifiuti alimentari e tessili segna un punto di svolta cruciale nel nostro percorso verso la sostenibilità. Ma cosa significa veramente tutto questo per noi, come cittadini e consumatori? Immagina un futuro in cui ogni capo d’abbigliamento che acquisti non finisce inevitabilmente in discarica, ma viene riutilizzato, riciclato o trasformato in qualcosa di nuovo. Pensa a un mondo in cui il cibo non viene sprecato, ma valorizzato e condiviso. Questo è l’obiettivo che ci poniamo con questa direttiva: un cambiamento radicale nel modo in cui produciamo, consumiamo e gestiamo i rifiuti.
Una nozione base di transizione ecologica legata a questo tema è il concetto di “gerarchia dei rifiuti”, che privilegia la prevenzione, il riutilizzo e il riciclo rispetto allo smaltimento in discarica o all’incenerimento. Una nozione più avanzata è l’analisi del ciclo di vita (LCA), uno strumento che valuta l’impatto ambientale di un prodotto o servizio dalla sua creazione fino alla sua fine vita, permettendo di identificare le aree in cui è possibile ridurre l’impatto ambientale.
Questa direttiva non è solo una legge, ma un invito a riflettere sulle nostre abitudini e a fare scelte più consapevoli. Cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per contribuire a questo cambiamento? Possiamo iniziare riducendo gli sprechi alimentari in casa, scegliendo prodotti più duraturi e riparabili, e supportando le aziende che si impegnano per la sostenibilità. Ricorda, ogni piccolo gesto conta e insieme possiamo fare la differenza.