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- Solo il 7% delle risorse globali torna nel ciclo produttivo.
- L'Italia ricicla il 72% dei rifiuti, sopra la media europea.
- La Francia guida in Europa con il 20% di materiali recuperati.
L’attuale modello economico lineare, basato sull’estrazione continua di risorse e sull’inevitabile produzione di rifiuti, rappresenta una minaccia concreta per la salute del nostro pianeta. In questo contesto, l’economia circolare emerge come un paradigma alternativo, capace di integrare sostenibilità, giustizia sociale e ambientale lungo l’intero ciclo di vita dei prodotti. Questo approccio sfida la mentalità consumistica del “rifiuto”, promuovendo una visione in cui ogni bene ha una vita estesa e un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.
I pilastri dell’economia circolare
Si distingue chiaramente dal modello tradizionale lineare l’approccio proprio dell’economia circolare: un ciclo virtuoso inteso a ridurre gli sprechi al fine di ottimizzare le risorse disponibili. Mentre il sistema lineare segna un tragitto definitivo dalla fase estrattiva sino allo smaltimento finale dei rifiuti, l’economia circolare è guidata da principi basilari fondamentali per la sua attuazione.
Cambiamento nelle modalità produttive e consumistiche: È essenziale incoraggiare iniziative imprenditoriali focalizzate sull’accessibilità ai beni piuttosto che sul loro possesso esclusivo; modelli come car-sharing o bike-sharing rappresentano tali innovazioni efficaci nella diminuzione della necessità di nuovi prodotti.
Diminuzione nell’impiego delle risorse primarie: Sostegno all’adozione di materiali derivanti da fonti rinnovabili o riciclati accanto alle biomasse naturali; una visione etica nell’utilizzo dei medesimi deve sempre accompagnarsi a considerazioni sui diritti sociali.
Aumento della durabilità dei beni: Si pone una forte enfasi sulla progettazione responsabile verso articoli longevi ed facilmente riparabili per combattere i danni dell’obsolescenza pianificata favorendo parallelamente lo sviluppo del mercato secondario relativo a oggetti riutilizzati o rigenerati. PROMOZIONE DEGLI SCARTI: L’arte di convertire i residui in risorse attraverso un’accorta pratica di riciclaggio permette di recuperarne la valenza materiale; si dovrebbe poi considerare la valorizzazione energetica soltanto come ultima opzione.
Nella sua direttiva generale riguardante i rifiuti emanata nel 2008 dall’Unione Europea, è esplicitato quanto sia cruciale promuovere innanzitutto misure volte a ridurre la generazione dei rifiuti stessi, favorendo attivamente le pratiche di riutilizzo e riciclaggio; le azioni orientate verso il recupero energetico o lo smaltimento dovrebbero essere considerate solo come un ripiego finale.
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La dimensione sociale ed etica
L’economia circolare non è solo una questione tecnica, ma anche una questione etica e sociale. Un’azienda che adotta pratiche di economia circolare non è automaticamente equa e solidale. È fondamentale che le aziende che si impegnano nell’economia circolare integrino principi di giustizia sociale, tutela dei lavoratori e rispetto dei diritti umani nelle loro attività.
L’economista Kate Raworth, nel suo saggio “L’economia della ciambella”, propone un modello economico che si basa su due limiti: i limiti planetari, rappresentati dalle risorse e dalla capacità dell’ecosistema, e i limiti sociali, che garantiscono la dignità umana e di ogni essere vivente. L’economia globale dovrebbe operare all’interno di questi limiti, in uno spazio equo e sicuro che tenga conto delle dimensioni politiche, filosofiche e biologiche.

Il contesto italiano ed europeo
Su scala mondiale emerge un dato preoccupante: solamente il 7% delle risorse impiegate trova una nuova vita all’interno dei processi produttivi; contrariamente a ciò, ben oltre la metà (il 93%) degenera in scarti e rifiuti. Tale circostanza mette in luce come dominino le logiche tipiche dell’economia lineare. In ambito europeo spicca l’Italia per uno strabiliante dato relativo ai rifiuti: presenta un indice di riciclo che raggiunge una cifra imponente pari al 72%, ben al di sopra della media europea fissata intorno al 53%. Ciò nonostante vi sia ancora margine d’azione nella valorizzazione degli scarti affinché possano essere reinseriti efficacemente nel sistema produttivo; va sottolineato che la Francia rappresenta attualmente il punto d’eccellenza nel continente per quanto concerne l’impiego dei materiali recuperati: essa vanta infatti un tasso avente quota sul 20%. Analizzando invece gli sviluppi nell’ambito delle energie rinnovabili scopriamo come l’Italia occupi una meritevole seconda posizione appena dietro alla Spagna grazie a un significativo impiego.
Mercato Circolare: un facilitatore per la transizione
Nella sua essenza, la startup Mercato Circolare è concepita per rendere disponibile a tutti l’accesso all’economia circolare. Questo avviene tramite un’applicazione gratuita che raccoglie informazioni sulle diverse entità impegnate nei principi dell’economia circolare; successivamente ne analizza l’offerta cercando di stimolare iniziative locali mirate a influenzare le decisioni d’acquisto dei consumatori ed esaltare i percorsi di cittadinanza circolari. Inoltre, Mercato Circolare, nella sua missione, intende facilitare interconnessioni fra cittadini, aziende e istituzioni pubbliche. Essa desidera alimentare una cultura improntata alla sostenibilità, finendo col sfidare la nozione tradizionale secondo cui ogni bene possieda necessariamente un prezzo monetario fisso. In quest’ottica, si propone di stabilire nuovi criteri per misurare il valore degli oggetti considerando i loro impatti sotto gli aspetti ambientali, sociali ed etici.
Verso un futuro circolare: un impegno collettivo
L’economia circolare rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità straordinaria per costruire un futuro più sostenibile e prospero. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario un impegno collettivo da parte di cittadini, imprese, istituzioni e governi. Solo attraverso la collaborazione e la condivisione di conoscenze e risorse sarà possibile trasformare l’economia lineare in un sistema circolare, in grado di preservare le risorse naturali, proteggere l’ambiente e garantire un futuro migliore per le generazioni a venire.
Transizione ecologica significa ripensare il modo in cui produciamo e consumiamo, passando da un modello lineare “prendi-produci-usa-getta” a un modello circolare dove i rifiuti diventano risorse. Questo significa progettare prodotti più durevoli, riparabili e riciclabili, ma anche cambiare le nostre abitudini di consumo, privilegiando l’acquisto di prodotti usati, il noleggio e la condivisione.
Un concetto più avanzato è quello della “circular economy gap”, ovvero il divario tra la quantità di risorse che vengono utilizzate e la quantità che viene effettivamente riciclata e riutilizzata. È essenziale colmare questa lacuna al fine di diminuire la nostra vulnerabilità nei confronti delle risorse vergini e limitare l’impronta ecologica delle nostre operazioni economiche.
Poniamoci una questione: quali azioni possiamo intraprendere individualmente per favorire tale transizione? Potremmo considerare l’opzione di riparare gli oggetti, anziché eliminarli; optare per prodotti dotati di imballaggi riciclabili; oppure supportare quelle aziende che perseguono modelli orientati verso un’economia circolare. Ogni minimo atto ha il suo valore!