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- Solo il 26% degli scarti alimentari UE raccolto separatamente nel 2022.
- L'Italia raccoglie il 72% dei rifiuti alimentari organici nel 2022.
- Obiettivo UE: 35 miliardi di m³ di biogas entro il 2030.
Una Risorsa Strategica per la Bioeconomia Circolare
Nel contesto europeo attuale, la gestione degli scarti organici sta diventando sempre più cruciale per la transizione verso un modello economico circolare e durevole. Diverse associazioni, tra cui la European Compost Network (ECN), la European Biogas Association (EBA) e Municipal Waste Europe (MWE), chiedono formalmente che i rifiuti organici siano riconosciuti come risorsa chiave all’interno della Strategia dell’UE per la Bioeconomia. Tale riconoscimento è considerato un passo essenziale per liberare completamente il potenziale dell’economia circolare, affrontare le problematiche ambientali ed energetiche, e produrre vantaggi economici e sociali sostanziali.
Le associazioni evidenziano l’urgenza di accelerare la creazione di infrastrutture idonee per la raccolta differenziata e la lavorazione degli scarti organici in tutta l’Unione Europea. Ciò consentirebbe di trasformare i rifiuti organici in una risorsa primaria fondamentale per soluzioni di bioeconomia circolare. Le raccomandazioni principali comprendono: l’utilizzo dei materiali organici raccolti in modo differenziato per la fabbricazione di fertilizzanti e biogas, la creazione di un mercato per i fertilizzanti organici circolari, la promozione del mercato del biogas e del biometano derivati da rifiuti organici, e l’allocazione di risorse e investimenti europei per la produzione di biogas e fertilizzanti organici da scarti urbani e non urbani.
Concentrare gli scarti organici per la digestione anaerobica e il compostaggio offre all’Europa la possibilità di affrontare diverse problematiche impellenti. Prima di tutto, si otterrebbe una diminuzione degli impatti ambientali negativi derivanti da discariche e inceneritori. In secondo luogo, si aumenterebbe l’offerta di energia rinnovabile. Il processo di digestione anaerobica degli scarti organici genera biogas, una fonte energetica a basso impatto ambientale capace di sostituire il gas metano in settori come i trasporti, il riscaldamento degli edifici, la produzione di elettricità e l’industria.
Le associazioni mettono in risalto come i biogas abbiano la potenzialità di sostituire in modo significativo la futura domanda di gas, sostenendo così gli obiettivi di neutralità climatica dell’UE e diminuendo la dipendenza dalle importazioni di gas fossile. In quanto risorsa energetica pulita e gestibile, i biogas sono essenziali per garantire la continuità dell’approvvigionamento energetico durante i periodi di bassa produzione solare ed eolica, integrandosi con altre rinnovabili e fornendo la flessibilità richiesta dal sistema energetico.
I Benefici dei Fertilizzanti Organici Circolari
Quando correttamente raccolti e trattati, gli scarti organici possono essere trasformati in prodotti fertilizzanti organici circolari, come compost e digestato. Questi fertilizzanti sostituiscono i fertilizzanti chimici ad alta intensità energetica, riducendo la dipendenza dell’UE dalle materie prime. Se applicati con regolarità ai terreni, i fertilizzanti organici circolari offrono notevoli vantaggi ambientali e climatici, come l’incremento della sostanza organica, la diminuzione dell’erosione, l’aumento della biodiversità del suolo, una migliore capacità di ritenzione idrica e un maggiore sequestro di carbonio.
Il rafforzamento della bioeconomia basata sui rifiuti organici porterebbe anche a considerevoli benefici economici e sociali, stimolando la creazione di nuovi posti di lavoro in diversi settori, tra cui la gestione dei rifiuti, la produzione di energie rinnovabili e l’agricoltura, consolidando al contempo la posizione dell’Europa nell’economia verde globale.
Attualmente, il potenziale derivante dal trattamento dei rifiuti organici è ancora inespresso, e la bioeconomia si trova ad affrontare sfide significative. Il cambiamento climatico, l’esaurimento delle risorse, l’insufficienza di investimenti negli impianti di compostaggio e biogas, e pratiche insostenibili di gestione del suolo minacciano la capacità dell’Europa di passare a una bioeconomia circolare, rigenerativa e competitiva.
Nel 2022, nell’UE, soltanto il 26% degli scarti alimentari e il 46% del totale dei biorifiuti (compresi quelli da giardino) sono stati raccolti separatamente. L’Italia si distingue come il primo paese in Europa per volume di rifiuti alimentari organici raccolti, con una percentuale del 72% nel 2022. Nonostante ciò, a livello europeo, ogni anno milioni di tonnellate di rifiuti organici non vengono recuperate.
L’ottimizzazione della gestione dei rifiuti organici è cruciale per permettere a molti Stati membri dell’UE di centrare gli obiettivi di riciclo stabiliti dalla Direttiva quadro sui rifiuti (WFD) e l’obiettivo massimo del 10% di rifiuti urbani destinati alla discarica. Si propone di decentralizzare gli obiettivi di riciclo, spostandoli dal piano nazionale a quello municipale, in modo che ogni comune sia responsabile della propria quota, e di affiancare strumenti economici come il ‘pay-as-you-throw’ a misure di supporto finanziario e di autorizzazione per nuovi impianti di trattamento. È inoltre necessario rafforzare il monitoraggio dei flussi di rifiuti organici, distinguendo scarti alimentari e rifiuti verdi, e colmare una lacuna informativa sui benefici economici e sociali di questo settore.
Incentivare il Mercato dei Fertilizzanti Organici e del Biogas
Per stimolare la produzione e la diffusione sul mercato dei fertilizzanti organici circolari ottenuti da rifiuti organici, si suggerisce di riconoscere il contributo della gestione dei rifiuti organici alla produzione di tali fertilizzanti come parte delle iniziative dell’UE sul clima e la salvaguardia del suolo. È necessario stabilire requisiti realizzabili per compost e digestato al fine di ottenere la marcatura CE nell’ambito del Regolamento sui prodotti fertilizzanti (FPR), armonizzare i criteri di End-of-Waste ai sensi della WFD, ed eliminare le barriere normative del Regolamento sui sottoprodotti di origine animale (ABPR).
Si propone di valutare l’introduzione di obiettivi di riciclo dei nutrienti con un contenuto minimo riciclato di nutrienti derivati da rifiuti organici in tutti i fertilizzanti organici circolari in commercio, e di valutare i fertilizzanti organici circolari in base alla loro disponibilità nutritiva e al loro contributo al mantenimento del carbonio organico nel suolo nella prossima revisione della Direttiva nitrati.
Il piano REPowerEU della Commissione europea ha fissato un obiettivo ambizioso di generare 35 miliardi di metri cubi di biogas all’anno entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, si raccomanda di stabilire un obiettivo vincolante di 100 miliardi di metri cubi di biogas entro il 2040, incoraggiare gli Stati membri a stabilire obiettivi nazionali per il biometano e a sostenerli con regimi di sostegno efficaci, razionalizzare, accelerare e digitalizzare le procedure autorizzative per la costruzione di impianti a biogas che trattano rifiuti organici, e garantire la tempestiva attuazione del “Gas Package” per migliorare l’accesso alla rete del gas.
È essenziale semplificare il commercio transfrontaliero di biogas, standardizzando i sistemi di certificazione e chiarendo le normative per il loro impiego. È altrettanto importante assicurare che gli Stati membri considerino il più ampio potenziale offerto dalla produzione di biometano, in particolare la creazione di fertilizzanti e CO2 biogenica, integrandolo nelle loro strategie e obiettivi relativi al biometano e al biogas.

Il Ruolo delle Istituzioni e la Filiera del Biowaste
Nonostante i vantaggi della bioeconomia legata ai rifiuti organici, molti progetti promettenti non riescono a raggiungere una scala significativa per ragioni economiche e necessitano di un sostegno iniziale da parte di risorse pubbliche. I fondi UE disponibili sono spesso di dimensioni eccessive per i progetti locali sui rifiuti organici, rendendo strumenti come la Public Sector Loan Facility inaccessibili a numerosi comuni.
Le istituzioni a livello regionale e locale incontrano difficoltà nell’accedere ai finanziamenti dell’UE, poiché spesso le priorità nazionali e le strutture di governance indirizzano le risorse verso altri settori.
Gli investimenti del settore privato nel comparto dei rifiuti organici urbani rimangono limitati principalmente a causa di vincoli regolamentari, della composizione variabile del materiale in ingresso e della lentezza delle procedure di approvazione, circostanze che lasciano molti enti locali senza i mezzi finanziari necessari per affrontare i costi iniziali delle strutture. Per questa ragione, molte municipalità non hanno i fondi per coprire gli investimenti iniziali.
Al fine di potenziare la bioeconomia circolare incentrata sugli scarti organici, si propone la creazione di un piano finanziario dedicato a livello europeo, all’interno del programma Horizon Europe, per supportare sia i gestori pubblici che privati dei rifiuti, così come le amministrazioni locali. Al contempo, si suggerisce di favorire l’afflusso di capitali privati e la nascita di collaborazioni tra settore pubblico e privato.
È fondamentale dare peso alla formazione e alla condivisione di competenze e conoscenze, incrementando i finanziamenti per iniziative come HOOP, lo strumento di finanziamento TAIEX-EIR Peer-to-Peer, i progetti Interreg Europe o i progetti del programma LIFE, incluso BioBest.
La catena di valore del biowaste è fondamentale per le nuove sfide della bioeconomia circolare.
Nel 2022, il settore dei rifiuti a matrice organica ha impiegato 4.368 persone, tra dipendenti diretti e indiretti.
A questi si aggiungono 10.008 addetti, impegnati nelle operazioni di prelievo e trasferimento degli scarti organici.
Complessivamente, il comparto del biowaste offre impiego a 14.376 persone.
Questi “lavoratori verdi” hanno gestito 8,3 milioni di tonnellate di rifiuti organici attraverso 357 impianti di trattamento biologico in Italia.
Verso un Futuro Sostenibile: L’Importanza di un Approccio Integrato
La transizione verso un’economia circolare e una bioeconomia sostenibile richiede un approccio integrato che consideri i rifiuti organici non come un problema, ma come una risorsa preziosa. Questo approccio deve coinvolgere tutti gli attori della filiera, dalle istituzioni ai cittadini, promuovendo la raccolta differenziata, il trattamento adeguato e l’utilizzo dei prodotti derivati dai rifiuti organici.
Amici lettori, riflettiamo un attimo. La transizione ecologica non è solo una questione di grandi impianti e tecnologie avanzate. Parte dalle nostre case, dalle nostre abitudini quotidiane. Separare correttamente i rifiuti organici è un piccolo gesto, ma con un impatto enorme. Pensate che il compostaggio domestico, ad esempio, può ridurre significativamente la quantità di rifiuti che finiscono in discarica, producendo al contempo un fertilizzante naturale per le nostre piante. Questa è una nozione base di economia circolare: trasformare uno scarto in una risorsa.
Ma, andiamo oltre. Una nozione avanzata di transizione ecologica ci porta a considerare la “cascata di biomassa”. Questo concetto implica l’utilizzo della biomassa (in questo caso, i rifiuti organici) in modo gerarchico: prima per applicazioni ad alto valore aggiunto (come la produzione di bioplastiche o prodotti farmaceutici), poi per la produzione di energia, e infine, se necessario, per lo smaltimento. Questo approccio massimizza l’efficienza nell’uso delle risorse e minimizza gli impatti ambientali.
Quindi, la prossima volta che getterete un rifiuto organico, pensate a tutto il potenziale che si cela dietro quel gesto. Pensate a come, con un po’ di consapevolezza e impegno, possiamo trasformare i nostri scarti in un futuro più verde e sostenibile.