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- Produttività risorse +20% dal 2019, ma importazioni al 48% nel 2023.
- Risparmio di 16,4 miliardi nel 2024 grazie alla circular economy.
- Obiettivo ue: circolarità dal 11,8% al 24%.
L’ITALIA CONTINUA A ESSERE UN FARO IN EUROPA PER QUANTO RIGUARDA L’ECONOMIA CIRCOLARE, CLASSIFICANDOSI AL SECONDO POSTO FRA I VENTISSETTE STATI MEMBRI DELL’UNIONE EUROPEA. Nello specifico ha superato una produttività delle risorse incrementata del 20% rispetto al lontano 2019, combinandola con un notevole tasso di utilizzo circolare dei materiali che ammonta a 20,8%, quasi il doppio rispetto alla media europea attestata all’11,8%. Tuttavia non si può ignorare una criticità importante: nel corrente anno 2023, la dipendenza dell’Italia dalle importazioni di materiali è salita vertiginosamente al 48% del suo fabbisogno nazionale—un dato che supera ben oltre il doppio della media stabilita dall’Unione Europea pari a 22%.
L’Allarme sulla Dipendenza dalle Importazioni
Negli ultimi anni si è assistito a un significativo incremento nel costo delle importazioni italiane: dal 2019 al 2024, esso è schizzato verso l’alto del 34%, da una somma iniziale di 424,2 miliardi di euro, fino a raggiungere i 568,7 miliardi. Tale fenomeno emerge chiaramente nel contesto fornito dal Rapporto 2025 del Circular Economy Network (CEN), frutto della collaborazione tra la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e ENEA. Questa situazione suscita interrogativi significativi riguardo alla resilienza dell’economia nazionale all’interno di un panorama mondiale precario. Edo Ronchi, il presidente della Fondazione, enfatizza l’urgenza di operare una scelta cruciale: puntare su un consolidamento della propria posizione nel campo della circolarità oppure rischiare la perdita dei vantaggi attuali. D’altra parte, Gilberto Pichetto Fratin, ministro competente nel settore, anche lui menzionando l’acclarata superiorità italiana nella pratica del riciclo, sottolinea che tale approccio potrebbe costituire una modalità esemplare da seguire per l’intera Europa.
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- 📉 Attenzione! Dipendenza dalle importazioni: un campanello d'allarme......
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Opportunità e Sfide per il Made in Italy
La ricerca mette in evidenza come l’incremento della circolarità, tramite una più efficiente gestione delle risorse unitamente all’aumento del ricorso a materiali secondari, possa fungere da volano per il rilancio del Made in Italy e fortificare la competitività aziendale. Da quanto affermato da Cassa Depositi e Prestiti, le strategie improntate sulla circular economy hanno consentito alle industrie manifatturiere italiane di beneficiare di un sorprendente risparmio pari a 16,4 miliardi di euro nel solo anno 2024. Tali vantaggi non sono limitati al contesto economico; essi estendono i loro effetti positivi anche sull’ecosistema naturale, facilitando processi vitali come la decarbonizzazione e affrontando con maggior incisività l’emergente crisi climatica. Infine, secondo le proiezioni fornite dalla Commissione Europea, è previsto che l’applicazione diffusa dei modelli circolari porterebbe a un notevole risparmio annuale equivalente a circa 45 miliardi di euro nei vari paesi membri dell’UE.

Le Biotecnologie e il Recupero del Fosforo
L’importanza delle biotecnologie nella transizione verso un modello economico circolare si sta manifestando in maniera sempre più evidente; questo settore offre soluzioni per limitare la nostra dipendenza dalle forniture estere. La Commissione Europea sta cercando una svolta decisiva con l’introduzione del Circular Economy Act fissato per il 2026; tale legislazione avrà come fulcro principale la promozione del riciclaggio e dell’utilizzo delle materie seconde disponibili sul mercato. L’Italia è già all’avanguardia nel progettare innovazioni tecnologiche finalizzate al recupero del fosforo proveniente da fonti non tradizionali quali le acque reflue e i fanghi stessi. Proseguendo col pensiero rivolto all’orizzonte futuro rappresentato dal 2030, ci si prospettano possibili vantaggi sostanziali grazie a un’economia circolare più audace: tra questi vi sono una diminuzione pari al 14,5% nell’impiego dei materiali stessi, ben 17 milioni di tonnellate in meno in termini di giacenze ai fini dello smaltimento dei rifiuti nonché circa 82 miliardi di euro risparmiati sulle importazioni complessive – tutto ciò accompagnato da uno spostamento notevole verso obiettivi climaticamente neutri. All’interno della strategia delineata dal Clean Industrial Deal europeo si mira a incrementare sensibilmente la percentuale attuale della circolarità che oggi è fissata all’11,8% fino a raggiungere addirittura uno sfidante 24%. In questo contesto dinamico ed evolutivo vi è dunque per l’Italia una ghiotta opportunità per affermarsi quale leader chiave anziché subire passivamente gli eventi futuri tramite uno sfruttamento effettivo delle politiche industriali unitamente a investimenti oculati e orientati alle necessità emergenti.
Verso un Futuro Circolare: Investimenti, Consumi e Sfide Generazionali
Il rapporto intitolato FragilItalia, redatto dall’Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos, rivela un significativo cambiamento nella mentalità degli italiani riguardo alle opzioni d’acquisto non convenzionali. La ricerca mostra che il 48% delle persone intervistate ha scelto articoli usati negli ultimi tempi, segnando un incremento del 3% rispetto a due anni fa; parallelamente, il 39% ha preferito acquisti relativi a beni rigenerati (aumento del 3%). Queste scelte sono particolarmente frequenti tra i più giovani: oltre la metà degli under trenta (57%) afferma infatti di impegnarsi nell’acquisto di beni second-hand e una quota significativa (41%) riguarda le varianti rigenerate. Non da meno è l’influenza registrata nel ceto lavorativo – circa 55% sostiene gli acquisti dell’usato mentre circa 46% conferma l’interesse verso quello rigenerato – e tra i laureati (52% e 46%). Peraltro rimane forte la propensione alla detenzione personale: ben due terzi (66%) giudicano più favorevole avere l’oggetto piuttosto che semplicemente usarlo; tale cifra ha registrato un incremento di ulteriori cinque punti percentuali negli ultimi tempi. Nel frattempo, l’affezione al prodotto usato alternativo è ben caratterizzata sulla base della transitorietà, sebbene entrambi riducano l’efficacia precedentemente citata.
“Circolarità Consapevole: Un Imperativo per il Futuro Sostenibile”
L’analisi dei dati e delle tendenze presentate rivela un quadro complesso e stimolante per l’Italia. Da un lato, il paese si conferma leader europeo nell’economia circolare, grazie a una gestione efficiente dei rifiuti e a un’elevata produttività delle risorse. Dall’altro, la forte dipendenza dalle importazioni di materie prime rappresenta una vulnerabilità significativa, che rischia di compromettere la resilienza economica e la competitività del Made in Italy. La sfida, quindi, è quella di trasformare questa leadership in un vantaggio strategico duraturo, attraverso investimenti mirati, politiche industriali innovative e un cambiamento culturale che promuova consumi più sostenibili e responsabili.
Amici lettori,
Parliamoci chiaro, l’economia circolare non è solo una moda passeggera o un concetto astratto da sbandierare nei convegni. È una necessità impellente, un cambio di paradigma che riguarda tutti noi. A livello base, significa smettere di pensare in termini di “prendi, produci, usa e getta” e iniziare a considerare i rifiuti come risorse preziose da reintegrare nel ciclo produttivo. Procediamo a considerare temi più complessi. In una dimensione più evoluta, l’economia circolare presuppone una radicale revisione dei paradigmi imprenditoriali attuali, puntando su aspetti come la durevolezza, la capacità di essere riparati e il potenziale riciclo degli articoli commerciali. Questo processo esige un’interazione sinergica fra aziende, autorità pubbliche e cittadini al fine di costruire un contesto dove il concetto di sostenibilità si trasformi da mero onere a sostanziale leva competitiva.
A questo punto emerge l’esigenza di riflessioni personali: quali sono le azioni che noi stessi possiamo intraprendere nel nostro quotidiano per agevolare questa rivoluzione? Possiamo optare per beni caratterizzati da maggiore durata; preferire interventi di riparazione rispetto alla sostituzione; assicurarci che il nostro riciclo sia effettuato in modo appropriato; supportare attività commerciali dedite a investimenti in pratiche sostenibili. Ogni gesto apparentemente insignificante possiede valore; insieme siamo capaci di generare cambiamenti significativi. Infine, ciò che risulta evidente è che il futuro del nostro pianeta dipende dalle scelte che operiamo oggi.