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- L'italia recepisce la direttiva UE 2024/825 contro il greenwashing.
- Nuove definizioni normative come "asserzione ambientale" e "durabilità".
- Rafforzata la tutela dei consumatori nei contratti: articoli 45, 48, 49, 51 modificati.
Il panorama normativo italiano si prepara a una svolta significativa nella lotta al greenwashing, con il recepimento della direttiva UE 2024/825, nota come “Empowering Consumers”. Questo provvedimento, trasmesso alle Camere il 12 novembre 2025, mira a rafforzare la tutela dei consumatori e a promuovere una transizione ecologica autentica, contrastando le pratiche commerciali ingannevoli che sfruttano la crescente sensibilità ambientale del pubblico. La direttiva, approvata il 28 febbraio 2024, stabilisce un termine di recepimento al 27 marzo 2026, con applicazione delle disposizioni a partire dal 27 settembre dello stesso anno.
L’obiettivo primario è quello di incentivare decisioni d’acquisto consapevoli, fornendo ai consumatori informazioni chiare, verificabili e trasparenti sulle caratteristiche ambientali e sociali dei prodotti. Questo si traduce in un aggiornamento della disciplina delle pratiche commerciali sleali, precedentemente regolata dalla direttiva 2005/29/CE, e in un rafforzamento dei diritti dei consumatori sanciti dalla direttiva 2011/83/UE.
In Italia, l’iniziativa legislativa esaminata dal Parlamento (Atto del Governo n. 345) introduce nuove definizioni normative. Tra queste, “asserzione ambientale”, “durabilità”, “riparabilità” e “riciclabilità” estendono l’ambito delle pratiche considerate scorrette o fuorvianti. Questo intervento normativo si concentra principalmente sul Codice del Consumo (decreto legislativo n. 206/2005), con l’obiettivo di garantire che le dichiarazioni ambientali delle aziende siano supportate da dati concreti, verificabili e trasparenti.
Definizioni Chiave e Ampliamento delle Pratiche Commerciali Ingannevoli
Il decreto introduce nell’articolo 18, comma 1, del Codice del Consumo, definizioni precise e coerenti con la direttiva europea. Tra queste, spiccano le definizioni di “beni”, “asserzione ambientale”, “marchio di sostenibilità”, “durabilità” e “funzionalità”. La decisione di replicare integralmente alcune definizioni della normativa comunitaria è motivata dall’esigenza di garantire uniformità e semplificare la consultazione.
Una delle novità più rilevanti è l’ampliamento degli elementi che possono configurare una pratica sleale, ingannevole o aggressiva. Nello specifico, il comma 1, lettera b) dell’articolo 21 del Codice del Consumo viene riformulato, includendo tra le caratteristiche capaci di disorientare il consumatore medio aspetti ambientali o sociali del prodotto, nonché parametri legati alla circolarità (come durabilità, riparabilità, riciclabilità), l’assistenza post-vendita, la gestione dei reclami, il metodo e la data di produzione o erogazione, la consegna, l’adeguatezza all’uso, la quantità, l’origine geografica o commerciale, i risultati attesi dall’impiego e i controlli eseguiti sul prodotto.
Inoltre, il comma 2 dell’articolo 21 introduce nuove lettere per contrastare il greenwashing. L’affermazione ambientale relativa a prestazioni future, se priva di impegni chiari, oggettivi, pubblicamente accessibili e verificabili, accompagnata da un piano dettagliato, obiettivi misurabili, scadenze precise, risorse allocate e una verifica da parte di un terzo indipendente, viene considerata una pratica ingannevole ai sensi della lettera b-ter). La lettera b-quater) qualifica come ingannevole la presentazione di elementi come “vantaggio per i consumatori” quando, in realtà, non rappresentano un effettivo beneficio ambientale o sociale significativo.

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Rafforzamento degli Obblighi Informativi e Tutela dei Consumatori
Il progetto di decreto legislativo modifica anche la sezione dedicata ai diritti dei consumatori nei contratti (Parte III del Codice del Consumo), alterando gli articoli 45, 48, 49 e 51.
Queste modifiche mirano a garantire che il consumatore possa compiere scelte più consapevoli riguardo alla sostenibilità ambientale e sociale del bene o servizio acquistato, considerando attentamente la durabilità, la riparabilità, il ciclo di vita e la presenza di componenti digitali.
La decisione del Tribunale di Milano (RG 25667/2024), che ha accolto una domanda inibitoria contro una società che diffondeva affermazioni ambientali generiche e non verificabili, ha anticipato in parte i contenuti del decreto. Il Tribunale ha sottolineato che i marchi di “sostenibilità” impiegati dalla società non erano sufficienti a conferire concretezza, poiché le certificazioni private non costituiscono di per sé la prova di una reale sostenibilità o responsabilità ambientale/sociale.
La direttiva sottolinea la necessità di garantire competenza e indipendenza del soggetto che effettua il monitoraggio sulla conformità di un prodotto ai requisiti del sistema, basandosi su norme e procedure internazionali, dell’Unione o nazionali, come la ISO 17065 o il regolamento (CE) n. 765/2008.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha ribadito l’importanza della “figura del consumatore medio” come metro per valutare la correttezza delle pratiche commerciali. Per stabilire se un messaggio promozionale è corretto oppure fallace, ci si basa sul “consumatore medio”, ovvero un individuo “ordinariamente informato, accorto e prudente”, valutando le sue impressioni e reazioni di fronte alla pubblicità o a comunicazioni di carattere ecologico.
La pronuncia del Tribunale di Milano ha anticipato l’entrata in vigore delle nuove regole europee, implicando che le imprese che abbiano adottato green claim “inappropriati” rischiano di essere sanzionate o costrette a rivedere le proprie comunicazioni. Per i consumatori, ciò significa una tutela rafforzata, mentre per le imprese si traduce in un obbligo di rigore, dati oggettivi e trasparenza sui processi.
Un Nuovo Paradigma per il Marketing Sostenibile: Trasparenza e Responsabilità
In un’epoca in cui la “sostenibilità” è diventata una parola chiave del marketing, normative come la direttiva 2024/825 e pronunce come quella del Tribunale di Milano rappresentano una correzione di rotta necessaria. Da un lato, diminuiscono il rischio che la sensibilità ecologica venga utilizzata come mero strumento di marketing senza un reale impatto, contrastando il greenwashing.
D’altro canto, si creano le condizioni per un mercato più affidabile, dove chi investe concretamente nella sostenibilità può essere premiato, mentre chi si limita a semplici slogan può essere penalizzato.
Con la conclusione dell’iter di recepimento in Italia, sarà cruciale osservare come le autorità competenti attueranno le nuove disposizioni e quante altre sentenze contribuiranno a definire con maggiore chiarezza i confini tra comunicazione legittima e fuorviante.
Il decreto legislativo, approvato dal Consiglio dei Ministri, aumenta le protezioni e gli strumenti a disposizione per contrastare le strategie commerciali scorrette che concernono la sostenibilità, tanto ambientale che sociale, dei prodotti, implementando nuovi sistemi di informazione accessibile e facilmente verificabile, a vantaggio di chi acquista.
Verso un Futuro Sostenibile: Un Impegno Collettivo
Il varo delle nuove normative segna indubbiamente una tappa significativa verso l’instaurazione di una realtà in cui sostenibilità cessa d’essere soltanto una frase priva di contenuto per diventare invece un vero obbligo tangibile. La trasparenza, insieme alla responsabilità, si pongono come fondamenta imprescindibili all’interno dell’emergente struttura economica; questo richiede alle imprese una valutazione del proprio operato riguardo agli effetti ambientali e sociali derivanti dalle loro attività. Allo stesso tempo permette ai consumatori di assumere decisioni più informate ed etiche nel loro agire quotidiano.
Nell’ambito della transizione ecologica va sottolineato come essa trascenda il mero contesto delle leggi o delle ispezioni: appare essenziale risvegliare una coscienza collettiva fra tutti gli interlocutori partecipanti. È soltanto mediante sforzi concertati che avremo chance concrete per forgiarci sfide sostenibili destinate a durare oltre il nostro tempo presente.
Cari lettori, il viaggio verso l’ecologia offre opportunità vitali condivise da ognuno nel nostro mondo odierno. Uno degli aspetti cardinali concerne il differente approccio economico rappresentato dall’economia circolare: tale paradigma mira a conservare il valore intrinseco dei beni quanto più lungamente possibile, diminuendo drasticamente i rifiuti generati durante il ciclo produttivo-consumo.
L’applicazione di questa metodologia conduce a un utilizzo più efficiente delle risorse, comportando così una diminuzione dell’impatto sull’ambiente.
Un approccio ulteriore si manifesta attraverso il Life Cycle Assessment (LCA), un metodo che permette l’analisi dell’effetto ambientale correlato a un prodotto o servizio lungo l’intero arco del suo ciclo vitale, includendo ogni fase dalla produzione fino al suo smaltimento finale. Si tratta di uno strumento fondamentale per individuare problematiche significative e delineare piani d’azione volti al miglioramento continuo.
Suggerisco vivamente di ponderare su come ciascuna vostra decisione quotidiana possa dare impulso verso un avvenire maggiormente sostenibile. Anche i gesti più piccoli hanno rilevanza; insieme possiamo apportare cambiamenti significativi.








