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- Mercato profumeria sostenibile in Italia: crescita del 6,5% nel 2024.
- Cosmetici naturali e sostenibili: valore di 3,316 milioni di euro nel 2024.
- 90% impatto ambientale profumo da flacone: packaging sostenibile è cruciale.
Un mercato in espansione: quanto è autenticamente verde?
Il settore della profumeria rispettosa dell’ambiente in Italia sta sperimentando un periodo di crescita considerevole. I dati sono inequivocabili: nel 2024 si è osservato un incremento del 6,5%. Tale aumento è strettamente correlato alla sempre maggiore attenzione dei consumatori verso prodotti che salvaguardino l’ecosistema, che non siano testati sugli animali (cruelty-free) e, se possibile, di origine biologica. I consumatori di oggi sono sempre più consapevoli e desiderano conoscere la provenienza degli ingredienti, la tipologia di confezionamento utilizzato e le metodologie di produzione adottate dalle imprese. Tuttavia, un interrogativo sorge spontaneo: un’indicazione sull’etichetta che reciti “naturale” o “biologico” è sufficiente a garantire che un prodotto sia realmente eco-compatibile?
La risposta, sfortunatamente, non è sempre affermativa. Molte aziende, motivate dalla necessità di attrarre questa nuova sensibilità dei consumatori, adottano strategie di marketing che comunicano un impegno verso la sostenibilità, senza che questo si traduca in azioni concrete. In sostanza, si verifica un fenomeno di “greenwashing“, ovvero una pratica fuorviante che consiste nel promuovere un’immagine ecologica di un prodotto o di un’azienda, quando in realtà le caratteristiche “verdi” sono minime o completamente assenti.
Il greenwashing si rivela in varie forme: dall’impiego di asserzioni imprecise e non dimostrabili, all’utilizzo di imballaggi che sembrano ecologici ma in realtà non lo sono, fino all’ottenimento di certificazioni di dubbia validità. In tale scenario, è essenziale che i consumatori sviluppino un’attitudine critica e siano capaci di distinguere tra le aziende che si dedicano seriamente alla sostenibilità e quelle che, al contrario, sfruttano l’onda verde unicamente per scopi commerciali.
Il comportamento del consumatore, quindi, è fondamentale. Non è sufficiente leggere l’etichetta, è necessario indagare, informarsi, fare paragoni. Solamente in questo modo è possibile dare un riconoscimento alle aziende meritevoli e sfavorire quelle che fanno del greenwashing il loro marchio distintivo. In conclusione, l’espansione del mercato della profumeria sostenibile è un segnale positivo, ma è necessario controllare che questa crescita sia accompagnata da un reale impegno per la salvaguardia dell’ambiente e non si riduca a una semplice trovata di marketing. È responsabilità di tutti, imprese e consumatori, concorrere a un futuro più ecologico e sostenibile.
Inoltre, è importante tenere presente che l’impressione del consumatore ha un ruolo chiave in questo contesto. Molti, per esempio, sono portati a ritenere i profumi naturali come automaticamente più sicuri ed eco-compatibili rispetto a quelli sintetici. Comunque, questa equivalenza non è sempre vera. Come evidenziato dagli esperti, la caratteristica naturale di un prodotto non implica necessariamente una riduzione dell’impatto ambientale. La vera sostenibilità va ricercata in una gestione responsabile delle risorse e in una catena di produzione trasparente e monitorata.
Il compito delle aziende, quindi, è quello di comunicare in modo chiaro e trasparente l’influenza ambientale dei propri prodotti e delle proprie azioni. Un approccio limpido e responsabile è l’unico modo per guadagnare la fiducia dei consumatori e costruire un futuro concretamente sostenibile per il settore della profumeria.
Il valore dei cosmetici naturali e sostenibili in Italia ha raggiunto i 3,316 milioni di euro nel 2024, registrando una crescita del 6,5% rispetto all’anno precedente.
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Greenwashing: un’analisi approfondita
Il greenwashing, come già detto, è una pratica scaltra e ampiamente diffusa, che compromette la credibilità del settore della profumeria sostenibile. Le aziende che utilizzano questa tattica impiegano una serie di tecniche per trarre in inganno i consumatori e portarli a pensare che i loro prodotti siano rispettosi dell’ambiente, quando in realtà non lo sono. Tra le tecniche più comuni, si possono menzionare:
- Affermazioni vaghe e non verificabili: Le aziende utilizzano slogan generici come “ecologico”, “naturale” o “sostenibile”, senza fornire dati concreti a supporto di tali affermazioni.
- Imballaggi ingannevoli: I prodotti vengono confezionati in materiali che sembrano ecologici, come carta riciclata o plastica biodegradabile, ma in realtà non lo sono, oppure lo sono solo in parte.
- Certificazioni di dubbia validità: Le aziende ottengono certificazioni da enti sconosciuti o poco affidabili, che non garantiscono il rispetto di standard ambientali rigorosi.
- Concentrarsi su un singolo aspetto positivo: Le aziende evidenziano un solo aspetto positivo del prodotto, come l’utilizzo di un ingrediente naturale, trascurando gli altri aspetti negativi, come l’impatto ambientale dell’imballaggio.
- Utilizzo di immagini fuorvianti: Le confezioni dei prodotti vengono decorate con immagini di fiori, piante o animali, per evocare un senso di naturalità e sostenibilità, anche quando il prodotto non lo è.
Un esempio lampante di greenwashing è l’utilizzo di ingredienti “specchietto per le allodole”. Si tratta di ingredienti naturali che vengono messi in risalto sulla confezione, ma che in realtà sono presenti in quantità minime, insufficienti per avere un reale beneficio. L’obiettivo è quello di attirare l’attenzione del consumatore e portarlo all’acquisto, sfruttando la sua sensibilità verso i prodotti naturali.
Per svelare il greenwashing, è fondamentale che i consumatori imparino a leggere con attenzione le etichette dei prodotti e a dubitare delle asserzioni vaghe e non supportate da dati concreti. Un’altra strategia utile è quella di informarsi sulle certificazioni ambientali e di verificare la credibilità degli enti che le rilasciano. In questo modo, è possibile evitare di cadere nella trappola del greenwashing e premiare le aziende che si impegnano realmente per la sostenibilità.
Il greenwashing, quindi, non è solo un problema di comunicazione, ma anche di sostanza. Le aziende che lo praticano non si limitano a “truccare” la propria immagine, ma spesso adottano pratiche produttive che hanno un impatto negativo sull’ambiente e sulla società. Per questo motivo, è importante che i consumatori siano consapevoli del problema e agiscano di conseguenza, scegliendo prodotti e aziende che si distinguono per la loro trasparenza e il loro impegno concreto per la sostenibilità.
Marianna Arca, Head of Marketing di Atelier Fragranze Milano, ha dichiarato che “il 90% dell’impatto ambientale di un profumo deriva dal flacone e dalla confezione”. Questo dato evidenzia l’importanza di adottare soluzioni di packaging sostenibili, come l’utilizzo di materiali riciclati o biodegradabili, e di promuovere sistemi di riutilizzo e riciclo.
Luca Maffei, Ceo e Principal Perfumer di Atelier Fragranze Milano, ha sottolineato che “naturalità non equivale automaticamente a minore impatto”. Questo significa che non basta utilizzare ingredienti naturali per garantire la sostenibilità di un prodotto, ma è necessario valutare l’intero ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento.

Le certificazioni: orientarsi nel labirinto delle sigle
Nel complesso mondo della profumeria sostenibile, le certificazioni rappresentano uno strumento fondamentale per orientarsi e distinguere i prodotti realmente ecologici da quelli che, invece, ricorrono al greenwashing. Tuttavia, il panorama delle certificazioni è vasto e variegato, e non tutte le sigle hanno lo stesso valore. Alcune certificazioni sono rilasciate da enti indipendenti e rigorosi, che verificano il rispetto di standard ambientali elevati, mentre altre sono auto-dichiarazioni delle aziende stesse, prive di un reale controllo.
Per questo motivo, è importante che i consumatori siano in grado di distinguere tra le certificazioni affidabili e quelle che, invece, nascondono pratiche di greenwashing. Un buon punto di partenza è quello di informarsi sugli enti che rilasciano le certificazioni e di verificarne la credibilità e l’indipendenza. In generale, è consigliabile privilegiare le certificazioni rilasciate da enti terzi, che non hanno legami con le aziende produttrici e che si basano su standard riconosciuti a livello internazionale.
Tra le certificazioni più affidabili nel settore cosmetico, si possono citare:
- ISO 22716: Questo standard internazionale definisce le buone pratiche di fabbricazione (GMP) per l’industria cosmetica. La certificazione ISO 22716 garantisce che un’azienda adotta processi produttivi controllati e che rispetta standard di qualità elevati.
- Ecocert Cosmetics: I prodotti con certificazione Ecocert Cosmetics devono essere realizzati con risorse rinnovabili e prodotti seguendo metodologie che tutelano l’ambiente.
- COSMOS STANDARD: Questo standard internazionale armonizzato definisce i requisiti per i cosmetici biologici e naturali. La certificazione COSMOS STANDARD garantisce che un prodotto contiene ingredienti biologici e naturali in percentuali elevate e che rispetta criteri ambientali rigorosi in tutte le fasi del ciclo di vita.
- NATRUE: Questa associazione internazionale certifica i cosmetici naturali e biologici, proteggendoli da affermazioni fuorvianti. La certificazione NATRUE garantisce che un prodotto contiene solo ingredienti naturali o derivati da processi naturali e che non contiene sostanze sintetiche dannose per l’ambiente o per la salute.
È importante sottolineare che la presenza di una certificazione non è di per sé una garanzia assoluta di sostenibilità. Tuttavia, rappresenta un indicatore importante, che può aiutare i consumatori a fare scelte più consapevoli e a premiare le aziende che si impegnano realmente per la tutela dell’ambiente.
Marco Martello, autore de “La formula del sentire”, ha evidenziato come gli ingredienti naturali, come gli oli essenziali derivati da fiori e piante, siano raramente definibili pienamente sostenibili, poiché la loro produzione ha un impatto ambientale considerevole a causa delle ingenti risorse necessarie per coltivazione e lavorazione, a fronte di rendimenti limitati.
Julian Bedel, fondatore e creatore delle fragranze Fueguia 1833, ha rimarcato che l’aspetto cruciale delle performance ambientali di un ingrediente risiede nel suo impatto lungo tutto il ciclo di vita, fino alla fase di smaltimento.
Filiera e trasparenza: ingredienti sotto la lente
Un altro aspetto cruciale nella valutazione della sostenibilità di un profumo è la provenienza degli ingredienti. Molte materie prime utilizzate in profumeria, come alcune essenze rare o ingredienti provenienti da paesi in via di sviluppo, possono avere un impatto ambientale e sociale significativo. È fondamentale che le aziende si impegnino a garantire una filiera di approvvigionamento trasparente e sostenibile, evitando lo sfruttamento delle risorse naturali e delle comunità locali.
La coltivazione di alcune piante utilizzate in profumeria, ad esempio, può richiedere l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici, che inquinano il suolo e l’acqua. Inoltre, la raccolta di alcune materie prime, come il legno di sandalo o il muschio, può mettere a rischio la sopravvivenza di alcune specie vegetali o animali. Per questo motivo, è importante che le aziende si riforniscano da fornitori che adottano pratiche agricole sostenibili e che rispettano la biodiversità.
Un altro aspetto da considerare è l’impatto sociale della filiera di approvvigionamento. In molti paesi in via di sviluppo, la produzione di materie prime per la profumeria è spesso associata a condizioni di lavoro precarie e allo sfruttamento del lavoro minorile. È importante che le aziende si impegnino a garantire che i loro fornitori rispettino i diritti dei lavoratori e che offrano condizioni di lavoro dignitose.
La trasparenza della filiera di approvvigionamento è un altro elemento fondamentale. Le aziende dovrebbero essere in grado di tracciare l’origine di ogni ingrediente utilizzato nei loro prodotti e di fornire informazioni dettagliate sulle pratiche agricole e sulle condizioni di lavoro adottate dai loro fornitori. In questo modo, i consumatori possono fare scelte più consapevoli e premiare le aziende che si impegnano per la sostenibilità sociale e ambientale.
È importante considerare che “naturale non è sinonimo di sostenibile”, e che alcuni ingredienti naturali possono avere un impatto elevato in termini di emissioni e sfruttamento di suolo e acqua. Un esempio eloquente: per ricavare una quantità minima di essenza di sandalo o di cedro, sono necessarie ben dodici ore di trattamento a vapore ad alta pressione, con un notevole dispendio energetico.
*Sono esclusi ingredienti come gli organismi geneticamente modificati (OGM), i parabeni, il fenossietanolo, le particelle in dimensioni nanometriche, i siliconi, i profumi di derivazione sintetica e i coloranti artificiali.
Alcuni profumieri, come Julian Bedel, hanno rinunciato a molti ingredienti perché non potevano ottenerli in modo sostenibile. Questo dimostra che è possibile creare profumi di alta qualità senza compromettere l’ambiente e la società.
Il packaging rappresenta un’altra sfida importante per la profumeria sostenibile. Molti prodotti sono confezionati in materiali non riciclabili o eccessivamente elaborati. Le aziende dovrebbero impegnarsi a ridurre l’impatto ambientale del packaging, utilizzando materiali riciclati, riciclabili o biodegradabili, e promuovendo sistemi di riutilizzo e riciclo. Marianna Arca, Head of Marketing di Atelier Fragranze Milano, conferma che “il 90% dell’impatto ambientale di un profumo deriva dal flacone e dalla confezione”.
Verso un futuro olfattivo sostenibile
La profumeria sostenibile non è solo una moda passeggera, ma una necessità imposta dalla crescente consapevolezza dei consumatori e dalla sempre più urgente crisi climatica. Le aziende del settore devono abbandonare le pratiche di greenwashing e adottare un approccio realmente sostenibile, che tenga conto dell’impatto ambientale e sociale dei loro prodotti in tutte le fasi del ciclo di vita.
I consumatori, a loro volta, devono diventare più informati e consapevoli, imparando a leggere le etichette, a informarsi sulle certificazioni e a premiare le aziende che si distinguono per la loro trasparenza e il loro impegno concreto per la sostenibilità. Solo così è possibile costruire un futuro olfattivo sostenibile, in cui la bellezza e il benessere non siano ottenuti a scapito dell’ambiente e della società.
Questo percorso richiede un impegno congiunto da parte di tutti gli attori del settore, dalle aziende ai consumatori, passando per le istituzioni e gli enti di certificazione. È necessario promuovere la ricerca e l’innovazione, per sviluppare nuovi ingredienti e processi produttivi più sostenibili. È necessario rafforzare i controlli e le normative, per contrastare il greenwashing e garantire la trasparenza del mercato. Ed è necessario sensibilizzare i consumatori, per promuovere un consumo più responsabile e consapevole.
In definitiva, la profumeria sostenibile rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità per costruire un futuro più verde e giusto. Un futuro in cui il profumo dei fiori non sia offuscato dall’ombra del greenwashing.
La profumeria sostenibile, quindi, non è solo una questione di ingredienti o di packaging, ma di un approccio olistico che coinvolge l’intera filiera produttiva. È un impegno a ridurre l’impatto ambientale e sociale dei profumi, dalla coltivazione delle materie prime allo smaltimento dei flaconi. È un invito a ripensare il modo in cui produciamo e consumiamo profumi, per creare un futuro più sostenibile per tutti.
È essenziale, inoltre, che le aziende investano in ricerca e sviluppo per trovare alternative sostenibili agli ingredienti tradizionali. Questo potrebbe includere l’utilizzo di biotecnologie per produrre ingredienti aromatici in laboratorio o l’esplorazione di nuove fonti di materie prime provenienti da agricoltura rigenerativa.
Infine, è importante che le aziende collaborino con le comunità locali e i piccoli agricoltori per garantire che la produzione di materie prime avvenga in modo etico e sostenibile. Questo potrebbe includere il sostegno a progetti di sviluppo locale, la promozione di pratiche agricole sostenibili e la garanzia di prezzi equi per i produttori.
Solo attraverso un impegno concreto e una visione olistica è possibile trasformare la profumeria in un settore realmente sostenibile e contribuire a un futuro più verde per tutti.
Riflessioni conclusive: un invito all’azione consapevole
Amici, spero che questo viaggio nel mondo della profumeria sostenibile vi abbia aperto gli occhi su quanto sia importante fare scelte informate. Ricordate, dietro un profumo si cela un universo di ingredienti, processi produttivi e strategie di marketing. La transizione ecologica ci chiama a essere consumatori consapevoli, capaci di distinguere tra chi si impegna seriamente e chi si limita a “tingersi di verde”.
Una nozione base legata al tema principale dell’articolo è la gerarchia dei rifiuti: prima di pensare al riciclo, dobbiamo ridurre la quantità di rifiuti che produciamo e riutilizzare il più possibile. Nel contesto della profumeria, questo significa scegliere prodotti con meno imballaggio e preferire i formati ricaricabili.
A un livello più avanzato, possiamo parlare di valutazione del ciclo di vita (LCA), uno strumento che permette di analizzare l’impatto ambientale di un prodotto in tutte le sue fasi, dalla produzione allo smaltimento. Questo approccio ci aiuta a capire quali sono i punti critici e a individuare le soluzioni più efficaci per ridurre l’impatto ambientale.
Vi invito a riflettere: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per contribuire a un futuro più sostenibile? Possiamo iniziare leggendo attentamente le etichette, informandoci sulle certificazioni e scegliendo prodotti con meno imballaggio. Ma soprattutto, possiamo diffondere la consapevolezza e incoraggiare le aziende a fare scelte più responsabili. Ricordiamoci che ogni nostra scelta ha un impatto, e che insieme possiamo fare la differenza.
- Rapporto annuale di Cosmetica Italia con dati e analisi del settore.
- Definizione e strumenti per riconoscere il greenwashing nel settore cosmetico.
- Approfondimenti sulle certificazioni di prodotto nel settore cosmetico in Italia.
- Analisi comparativa tra ingredienti naturali e sintetici nella profumeria di qualità.