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- L'innalzamento del livello del mare è di 23 cm dal 1901.
- Il 47% dei datori di lavoro riorganizza per ridurre emissioni.
- Creazione di 9 milioni di posti di lavoro green entro il 2030.
- Il 90% delle PMI adotta pratiche a basso impatto ambientale.
- Solo il 30% dei responsabili IT conosce gli standard ambientali.
L’attenzione crescente verso la sostenibilità ambientale sta ridefinendo le strategie aziendali e le priorità a livello globale. In un contesto segnato da sfide ambientali sempre più urgenti, le aziende si trovano di fronte alla necessità di integrare pratiche sostenibili in ogni aspetto del loro operato, dalla governance alla gestione delle risorse.
L’importanza delle giornate mondiali e degli obiettivi di sostenibilità
Il 5 giugno 2025, si è celebrata la Giornata Mondiale dell’Ambiente, un’iniziativa promossa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare e stimolare azioni concrete a favore dell’ambiente. Questa giornata rappresenta un momento cruciale per riflettere sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, con particolare attenzione a quelli legati alla tutela ambientale. Parallelamente, l’8 giugno 2025, si è celebrata la Giornata Mondiale degli Oceani, istituita nel 2008 dalle Nazioni Unite per sottolineare l’importanza degli ecosistemi marini e affrontare temi critici come l’inquinamento da plastica, il cambiamento climatico e l’acidificazione delle acque.
Dal 9 al 13 giugno 2025, Nizza ha ospitato la terza Conferenza Mondiale sugli Oceani delle Nazioni Unite, un evento dedicato alla discussione di questioni urgenti come l’innalzamento del livello del mare, che dal 1901 è aumentato di 23 centimetri e si prevede possa salire ulteriormente tra 10 e 25 centimetri entro il 2050, e la presenza massiccia di plastiche negli oceani. Gli standard di rendicontazione ambientale, come i Principi Tematici di Rendicontazione ESRS (in particolare le sezioni “E3” su Acque e risorse Marine ed “E4” su Biodiversità ed ecosistemi) e i Principi Volontari per le PMI (VSME), mettono in risalto la rendicontazione ambientale, concentrandosi su aree chiave quali le emissioni di gas serra, l’inquinamento, la salvaguardia della biodiversità, la gestione responsabile delle risorse idriche, l’adozione dell’economia circolare e la corretta gestione dei rifiuti. Anche il documento “Dialogo di Sostenibilità tra PMI e Banche” evidenzia l’importanza della mitigazione e dell’adattamento al cambiamento climatico, nonché della riduzione dell’inquinamento di aria, acqua e suolo.

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Obiettivi di riduzione delle emissioni e piani di decarbonizzazione
Un elemento chiave per un’efficace tutela dell’ambiente è la definizione di obiettivi concreti da parte delle aziende. La riduzione delle emissioni di gas serra (GES), o GHG (Green House Gas), rappresenta un obiettivo primario. Quando un’azienda definisce i propri obiettivi di riduzione delle emissioni, questi devono essere espressi in valore assoluto in tonnellate di CO2eq, comunicati per gli ambiti 1, 2 e 3, e comprendere valori-obiettivo per il 2030 e, se possibile, per il 2050. Gli obiettivi devono essere definiti ogni cinque anni a partire dal 2030, con l’indicazione dell’anno base e del valore base attuale. È fondamentale che gli obiettivi di riduzione delle emissioni siano basati su criteri scientifici e compatibili con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 °C, indicando il quadro di riferimento e la metodologia utilizzati. Le aziende devono descrivere le leve di decarbonizzazione previste, come l’efficienza energetica, il passaggio a combustibili alternativi e l’uso di energia rinnovabile.
Il piano di decarbonizzazione è uno strumento essenziale per raggiungere l’obiettivo climatico del “Net Zero”, che mira ad azzerare le emissioni nette di carbonio entro il 2050. L’adozione di un piano di riduzione delle emissioni consente di individuare le azioni necessarie per raggiungere questo obiettivo, partendo dal calcolo della carbon footprint e seguendo i criteri dell’iniziativa Science Based Targets (SBTi). Un piano di decarbonizzazione ben strutturato offre vantaggi significativi, tra cui l’accesso a fondi e incentivi.
Transizione ecologica e green jobs: nuove opportunità per il mercato del lavoro
La transizione ecologica, insieme alla digitalizzazione, all’intelligenza artificiale e ai cambiamenti climatici, sta trasformando il mercato del lavoro. Il “The Future of Jobs Report 2025” del World Economic Forum evidenzia come le competenze green saranno sempre più richieste. Circa il 47% dei datori di lavoro consultati ritiene che un’intensificazione degli sforzi per ridurre le emissioni di carbonio rappresenterà un motore fondamentale per la riorganizzazione aziendale, mentre il 41% anticipa che l’adattamento ai mutamenti climatici genererà trasformazioni significative.
Secondo Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche, è possibile fare impresa in maniera sostenibile puntando sulla decarbonizzazione del sistema energetico e sull’economia circolare. Questi due pilastri consentono di minimizzare gli sprechi e accrescere la competitività aziendale, proteggendo al contempo l’ambiente. Ciarulli sottolinea l’importanza del riciclo dei materiali e delle rinnovabili, evidenziando come la transizione ecologica possa spingere l’occupazione con i green jobs, le professioni legate alla sostenibilità. Il report del World Economic Forum prevede che l’adattamento ai cambiamenti climatici e la loro mitigazione avranno un impatto positivo sul mercato del lavoro, con la creazione di circa 9 milioni di posti di lavoro aggiuntivi entro il 2030. Tra le figure professionali in ascesa figurano spiccatamente gli specialisti in ingegneria ambientale e i progettisti di sistemi basati su energie rinnovabili.
Sostenibilità nelle PMI italiane: volontà e competenze a confronto
Anche le piccole e medie imprese italiane (PMI) stanno prendendo coscienza dell’urgenza della sostenibilità ambientale. Una recente indagine commissionata da Asus ha messo in luce come ben il 90% delle PMI abbia incorporato almeno una pratica a basso impatto ambientale nella gestione delle proprie attrezzature informatiche. Il 74% delle realtà intervistate ha investito in tecnologie per ridurre i consumi energetici di sistemi, server e infrastrutture cloud, mentre due imprese su tre hanno attivato programmi di recupero e riciclo delle apparecchiature dismesse. Il 57% delle PMI privilegia l’acquisto di dispositivi con certificazioni ecologiche o di prodotti ricondizionati.
Nonostante questi progressi, emerge una criticità strutturale: la carenza di competenze specifiche. Sebbene la maggior parte delle PMI riconosca l’importanza di standard come Energy Star, TCO o EPEAT, soltanto il 30% dei responsabili IT possiede le conoscenze pratiche per interpretare e implementare effettivamente tali criteri. Questa lacuna formativa si riflette anche nei comportamenti quotidiani, come l’utilizzo del Dark Mode, poco diffuso per mancanza di conoscenza. La gestione del fine vita dei dispositivi tecnologici rivela ulteriormente questa frammentazione di approcci, con le imprese che adottano strategie diverse, dai centri comunali di raccolta alle aziende specializzate nello smaltimento. Le richieste delle PMI nei confronti dei propri fornitori tecnologici stanno subendo un cambiamento radicale: per il 90% delle aziende, l’efficienza energetica certificata rappresenta un requisito non negoziabile, mentre l’84% valuta positivamente i fornitori che offrono servizi attivi di ritiro e riciclo delle apparecchiature obsolete.
Verso un futuro sostenibile: la sfida delle competenze e delle partnership
La transizione verso un futuro sostenibile richiede un impegno congiunto da parte di aziende, istituzioni e singoli individui. Le aziende devono integrare la sostenibilità in ogni aspetto del loro operato, definendo obiettivi concreti di riduzione delle emissioni e adottando piani di decarbonizzazione efficaci. La formazione e lo sviluppo di competenze specifiche sono fondamentali per colmare il divario tra consapevolezza e azione, consentendo alle PMI di trasformare le buone intenzioni in risultati concreti. Le partnership strategiche con fornitori tecnologici che condividono i valori ambientali e offrono soluzioni integrate per l’intero ciclo di vita dei prodotti rappresentano un elemento chiave per accelerare la transizione verso un’economia più sostenibile.
Un’Ode alla Responsabilità: Coltivare un Futuro Verde
Amici lettori, abbiamo esplorato un tema cruciale per il nostro futuro: la sostenibilità. *Abbiamo visto come le aziende, grandi e piccole, stiano prendendo coscienza dell’importanza di ridurre il loro impatto ambientale. Ma cosa significa tutto questo per noi, nella vita di tutti i giorni?
Immaginate di essere un giardiniere. La transizione ecologica è come prendersi cura del nostro giardino, il pianeta. Dobbiamo piantare semi di consapevolezza, annaffiare le nostre azioni con scelte sostenibili e proteggere le nostre risorse naturali. Un concetto base è l’economia circolare: invece di buttare via, cerchiamo di riutilizzare, riparare e riciclare. È come trasformare i rifiuti in nuove risorse, proprio come un giardiniere trasforma il compost in nutrimento per le piante.
Ma c’è di più. Un concetto avanzato è la valutazione del ciclo di vita (LCA). È come analizzare l’intero percorso di un prodotto, dalla sua creazione allo smaltimento, per capire dove possiamo ridurre l’impatto ambientale. Ad esempio, potremmo scoprire che un prodotto apparentemente ecologico ha un impatto elevato durante la fase di produzione, spingendoci a cercare alternative più sostenibili.
La transizione ecologica non è solo una questione di numeri e tecnologie, ma di mentalità. È un invito a riflettere sulle nostre abitudini, a fare scelte consapevoli e a contribuire, nel nostro piccolo, a un futuro più verde. Ogni gesto conta, ogni scelta fa la differenza*. E allora, cosa possiamo fare oggi per prenderci cura del nostro giardino?